Terza ed ultima giornata di gare per Sopot, che stasera ha fatto calare il sipario sui campionati mondiali indoor 2014, edizione connotata da molte assenze ma anche da molte sorprese e rivelazioni.
Il pomeriggio all’Ergo Arena si è aperta con le astiste, tra le quali spiccava il nome di Jennifer Suhr, primatista mondiale indoor con 5,02. La competizione non si è aperta nel migliore dei modi, quando a Nikolèta Kiriakopoùlou si è spezzata l’asta nel momento del massimo caricamento, avvenimenti che lasciano uno strascico di paura all’interno dell’atleta. Incredibilmente il podio non è stato neanche sfiorato da Jennifer Suhr, la quale ha chiuso in quinta posizione con un modesto 4,65, guardando Yarisley Silva prendersi l’oro con 4,70.
Apertissima e piena di competizione la finale del salto in lungo donne, dove Katarina Johnson Thompson ha impressionato subito le avversarie atterrando a 6,81 al primo salto e mettendo in tasca un ipotetico oro; occasione che è sfumata al quarto turno di salti quando Eloyse Lesueur ha trovato la zampata giusta, saltando fino a 6,85, 4 cm in più di Johnson Thompson ma quanto basta per il titolo mondiale; deludente la russa Darya Klishina che fa solo uno sterile 6,51, lontano da quel 7,05 di personale con la quale potrebbe dire molto di più in campo internazionale.
Combattutissima e piena di cambi di fronte le gare dei 3000 m, sia femminili che maschili, la prima con un disegno ben definito, la seconda con continui passaggi di testimone; infatti Genzebe Dibaba non si è disturbata troppo nel provare a ripetere il record del mondo di 8’16″60 ma si è limitata alla gara tattica per poi chiudere tutte e passare avanti per concludere in 8’55″04; nona Margherita Magnani con 9’10″13, che subisce il drastico cambio di ritmo finale. Tutt’altra cosa tra gli uomini, dove il vecchio leone Bernard Lagat ci ha provato fino alla fine ad arricchire il proprio palmares ma si è dovuto “accontentare” dell’argento, quando Caleb Mwangangi Ndiku è passato al primo posto, fermando il cronometro a 7’54″94.
Mentre i mezzofondisti si davano battaglia, in pedana sono scesi gli altisti, tra cui si poteva riconoscere l’azzurro Marco Fassinotti. La competizione ha preso subito le parvenze di una selezione: ad ogni misura uno degli otto concorrenti si fermava, così è stato il 2,32 per Fassinotti, che ha concluso la sua avventura con 2,29 e la sesta posizione. Contro tutti i pronostici, quando Ivan Ukhov è andato in pedana per i 2,40, tutti si sarebbero immaginati qualcosa di diverso, ma l’asticella è caduta tre volte e l’oro si è appeso al collo di Mutaz Essa Barshim che con 2,38 eguaglia la stessa misura di Ukhov ma con due errori in meno.
Tanto rammarico per la mancanza di Fabrizio Donato e Daniele Greco, perchè nel salto triplo il livello non è eccezionale, e basta un 17,37 a Lyukman Adams per raggiungere il titolo iridato, misura che sicuramente sarebbe stata alla portata di Greco.
Diversi atteggiamenti e diverse tattiche per i due vincitori degli 800 m Mohammed Aman e Chanelle Price. Il primo rimane dietro, lasciando che Marcin Lewandowsky faccia l’andatura fino ai 600, per poi partire all’ultimo giro e finire in 1’46″40; del tutto diverso l’approccio della Price che prima è partita e per tutta la gara lo è rimasta, realizzando il WL con 2’00″09.
Due delle finali più attese sono state sicuramente quella dei 60 m donne e 60 m hs uomini, dove non solo l’imprevidibilità ha giocato un ruolo importante ma anche l’equilibrio tra i concorrenti della finale ha fatto la sua parte.
Nei 60 donne, aveva impressionato in batteria e controllato in semifinale, ma in finale ha dato fondo al serbatoio e non c’è stato niente da fare per nessuna, Shally Ann Fraser si è presa anche questo titolo mondiale in 6″98 , davanti ad una arrembante Murielle Ahoure che giunge seconda con 7″01. Storia tanto simile quanto diversa per i 60 hs uomini dove Pascal Martinot Lagarde si è visto soffiare l’oro per 1 centesimo di secondo dall’americano Omo Osaghae , il quale ha dovuto correre il WL di 7″45 per portarsi a casa il titolo.
Siamo infine giunti alla chiusura della rassegna polacca con le staffette 4×400 che come da pronostico hanno parlato, sia per le donne che per gli uomini lo slang americano. Gli atleti stelle&strisce hanno fatto letteralmente il vuoto: le donne hanno chiuso in 3’24″83, due secondi prima della Jamaica, mentre gli uomini addirittura siglano un bellissimo record del mondo indoor, portando il testimone all’arrivo in 3’02″13, con Calvin Smith, ultimo frazionista e figlio del più famoso Calvin Smith, (ex primatista del mondo dei 100 m con 9″93), che corre l’ultima frazione in 45″12, lasciando tutti esterrefatti e offrendo un’ottima sigla finale per l’Ergo Arena e per i campionati mondiali indoor 2014.
Nelle foto: Margherita Magnani, Mutaz Barshim e Mohammed Aman (Michele Fortunato/atletipercaso.net)