Il logo di Tokyo 2020 accusato di plagio da un designer Belga

tokyo 2020Nel 2020 i Giochi Olimpici varcheranno ancora le porte del profondo Oriente, come non succedeva dal 1964, quando la capitale del Giappone raccolse la bandiera olimpica dopo Roma.

Dopo l’assegnazione, Tokyo ed il Giappone intero stanno lavorando per rendere la loro esperienza olimpica indimenticabile.

Insieme alle infrastrutture da progettare, come il villaggio olimpico e lo stadio, anche l’immagine è importante, ed il designer Kenjiro Sano si è dato da fare per far uscire alla luce il logo ufficiale della manifestazione.

Dall’altra parte del mondo però, un altro designer, quando ha visto l’opera giapponese è andato su tutte le furie. Il designer belga Olivier Debie ha dichiarato apertamente che il logo di Sano era troppo simile al suo progetto per il Teatro di Liegi, facendo quindi inviare, dagli avvocati, una lettera in Giappone per richiedere spiegazioni.

Kenjiro Sano ha subito negato tutto, dicendo che considera il logo fatto il suo capolavoro e che non si sarebbe mai permesso di plagiare. Come si può vedere, il progetto giapponese ruota attorno alla lettera “T”, l’iniziale della città ospitante, col grande cerchio rosso del sole nascente.

C’è da dire che comunque la somiglianza con l’alter ego belga è davvero impressionante, anche se mai ufficialmente registrato. I media bisbigliano che Debie potrebbe chiedere a Tokyo di ritirare o modificare il logo, perchè anche se non registrato, attraverso due anni di utilizzo, avrebbe ottenuto il riconoscimento da parte delle autorità internazionale.

I funzionari addetti all’organizzazione dei Giochi hanno riconosciuto di aver ricevuto la lettera degli avvocati belgi, ma hanno rifiutato di rivelare i suoi contenuti dichiarando solo che stavano lavorando con il Comitato olimpico giapponese e quello Internazionale per una risposta.

Hidetoshi Maki,  Direttore del Marketing, ha dichiarato di aver effettuato controlli approfonditi in tutto il mondo prima di rivelare il logo, freddando il tutto con una chiara e semplice risposta: “Il loro logo non è un marchio registrato, quindi non c’è assolutamente nessun problema“. Su Twitter si è scatenata la polemica, alla ricerca di loghi già esistenti, e le somiglianze trovate sono disarmanti per chi dovrà risolvere questo piccolo screzio diplomatico.

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