Si è giunti finalmente all’epilogo di una storia che andava avanti dalla notte di San Valentino di tre anni fa. Oscar Pistorius è stato condannato da un giudice sudafricano, Thokozile Masipa, a scontare una pena di sei anni di carcere per aver commesso l’omicidio di Reeva Steenkamp, al tempo dei fatti la sua fidanzata.
Il campione paralimpico, secondo la sua versione, avrebbe ucciso la modella sudafricana nelle prime ore della notte dei 14 febbraio nella sua casa in un quartiere di lusso di Pretoria, scambiandola per un intruso intrufolato e non per la fidanzata, ma i membri dell’accusa hanno ritenuto ciò un atto volontario, dopo che i due avrebbero avuto un litigio.
Lo stesso giudice era convinto dell’omicidio colposo già nel 2014 dopo mesi di udienze; è stata un tribunale superiore ad invertire la decisione e portarla su omicidio volontario, e ciò si è protratto fino alla sentenza ufficiale di ieri che ha stabilito i sei anni di reclusione per Oscar Pistorius.
Il giudice, per stabilire la pena, ha riconosciuto anche le attenuanti richieste dal legale di Pistorius, dato che, secondo il codice penale sudafricano, il paralimpico avrebbe dovuto scontare 15 anni di reclusione. Il giudice ha anche aggiunto che una lunga condanna non sarebbe giusta, dato che il 29enne ha già trascorso diverso tempo in carcere e ai domiciliari ed in più fa parte di un programma di riabilitazione.
In caso di buona condotta Pistorius potrebbe uscire dal carcere dopo aver scontato un terzo della pena, ovvero due anni, avendo così davanti ancora tutta una vita davanti per futuri impegni sportivi.
Molti i fattori che hanno permesso una sentenza mite: primo fra tutti il fatto che il campione paralimpico quella notte si trovasse senza protesi e si sentisse vulnerabile, come ha dimostrato anche in tribunale. In più Pistorius dal giorno dell’omicidio a oggi ha provato a comunicare ai genitori di Reeva il suo dispiacere per quanto accaduto e più volte ha chiesto pubblicamente scusa nell’aula di tribunale.