OLIMPIADI : Quello che hanno fatto (e che non hanno fatto) gli azzurri dell’atletica alle Olimpiadi di Londra

Dopo la grande cerimonia di chiusura delle olimpiadi, da cui non potevo esimermi di vederla, dato che il rock anni 70-80 è la mia passione, e sentire i Pink Floyd, i Queen e gli Who alle olimpiadi non capita tutti i giorni, adesso sono pronto per eseguire l’oneroso compito che mi è stato affidato: fare un riassunto e considerazione sulle prestazioni dei nostri azzurri…( se mi querelano scappo in Brasile o Argentina…ora vedo…).

Innanzitutto voglio ricordare come, poco prima delle olimpiadi, si alzò una grande polemica sui convocati, su coloro che avevano il minimo B, sulla staffetta, ecc ecc…Su questo mi esprimo solo in questo modo: chi ha le carte in regola per poter rappresentare il Paese alle olimpiadi deve essere portato e basta, anche perchè non siamo gli USA che si possono permettere il lusso dei trials, quindi, più persone portiamo, sia come possibilità di medaglia (che già è esigua), sia come esperienza per gli stessi atleti, sarebbe cosa buona e giusta.

Passiamo alle gare, andrò in ordine cronologico per rendermi la vita più facile, mi scuso in anticipo se qualche passaggio può risultare un po freddo.

La prima azzurra a calcare le scene è stata Simona La Mantia, che partiva da uno stagionale di 14,29 nel salto triplo; bastava un 14,16 per essere tra i ripescati, ma purtroppo l’azzurra ha concluso la gara con un 13,92, ben sotto le sue capacità. Peccato, anche se la pedana è stata argomento di polemica per quanto riguardava il vento che vi batteva.

Per lui è stata una grande impresa e una esperienza immensa, dato che è uno degli atleti italiani più forti ed ha solo vent’anni. Sto parlando di Jose Reinaldo Bencosme de Leon, che nella batteria dei 400hs riesce nell’impresa di qualificarsi subito, senza ripescaggio, correndo in 49″35. Semifinale meno fortunata, sicuramente anche influenzata dalla tensione, dove Bencosme chiude in 50″07; olimpiade sicuramente positiva per un ragazzo di vent’anni che ha già dato prova di potersi confrontare con i migliori e chissà, forse tra qualche anno sarà proprio tra quei migliori.

Buona partecipazione anche per l’evergreen capitano della nazionale di atletica Nicola Vizzoni, ( e con grande orgoglio, capitano anche della mia società, l’Atletica Livorno), qualificato per la finale del martello con un lancio di 74,79, cosa che purtroppo non è riuscita al delfino di Vizzoni, Lorenzo Povegliano, il quale ha fermato la sua gara a 71,55, sicuramente senza esprimersi sulle sue reali capacità. Vizzoni ha lottato con le unghie e con i denti e riesce ad agguantare l’ottava posizione con 76,07, piazzamento comunque nobile per un grande atleta che ha regalato tanto allo sport italiano.

Dopo la delusione della finale degli europei di Helsinki, dove Libania Grenot, a mio parere di quattrocentista, era partita un po fortino, in batteria ha corso con un rinnovato giudizio, agguantando subito la qualificazione, chiudendo in 52,13.  Purtroppo la sorte non è stata così rosea anche in semifinale, dove, pur piazzando un ottimo 51″18, la Grenot non è riuscita ad agguantare la finale dei 400m che richiedeva un tempo di almeno 50″97 per essere ripescata, tempo che è nelle gambe delle Grenot ma non facilmente esprimibile.

E’ sempre difficile invadere il terreno di caccia dei mezzofondisti africani, ma Yuri Floriani, in batteria nei 3000st, riesce con grande convinzione a strappare il pass per la finale con 8’29″01. Come tutti coloro che guardano l’atletica, le gare del mezzofondo dalla batteria alla finale cambiano sensibilmente, e questo gli africani lo sanno fare benissimo, imponendo un ritmo altissimo che Floriani non riesce a reggere, chiudendo in 8’40″07, valevole per il tredicesimo posto; olimpiade molto positiva anche per questo atleta.

Gara difficile per Nadia Ejiafini, la quale doveva confrontarsi con le signore degli altipiani sui 10000m: giunge 18esima con 31’57″03.

Gara purtroppo anonima per Giorgio Rubino nella 20 km di marcia, dove perde subito contatto dalle posizioni che contano e uscendo quasi subito per la lotta delle medaglie, chiudendo con 1h25’28” in quarantudesima posizione.

Sembrava promettente l’inizio di gara di Daniele Meucci nella finale dei 10000m, dove era riuscito a tenersi nel gruppetto, poi però, al cambio di passo operato da Moh Farah, Meucci non è riuscito a rispondere agli strappi di velocità, chiudendo in ventiqattresima posizione con 28’57″46.

Due pareri soddisfacenti e uno negativo sono venuti dalla maratona femminile, dove Valeria Straneo strappa un bellissimo ottavo posto con 2’25″27, che ha dichiarato anche di aver avuto problemi di stomaco agli ultimi chilometri, e meriterebbe un premio anche per la grande caparbietà. Prova discreta anche per Rosaria Console, trentesima con  2’30″09; non si può dire lo stesso per Anna Incerti che è apparsa la più in difficoltà ad assecondare il ritmo di gara, giungendo ventinovesima con 2’29″38.

Dopo Bencosme, scende in campo nel salto in alto l’altro giovane italiano di belle speranze: Gianmarco Tamberi, fresco campione italiano assoluto nel salto in alto e vent’anni d’età, sicuramente molto preso dal momento e dall’emozione ha concluso la gara con un salto di 2,21m, lontano dal suo personale di 2,31, gara che sicuramente sarà un punto di partenza per lavorare verso Rio 2016.

Forse c’è un po di rammarico per la gara di Chiara Rosa, la quale non riesce ad agguantare la finale del peso, dove bastava un lancio di 20 cm più corto del suo stagionale, mentre il suo peso atterra a 18,30m, troppo poco anche per puntare al ripescaggio.

Ha fatto una grandissima figura ai campionati europei di Helsinki, ma purtroppo non riesce a ripetersi su quel risultato, la debuttante Gloria Hooper, che pur correndo in un ottimo 23″25 sui 200m è costretta a lasciare il passo ad atlete sicuramente più gettonate e meno gravate dall’emozione di un debuttante. La Hooper ha sicuramente tempo per migliorare e farci sperare bene per una grande prestazione a Rio.

A mio parere uno dei migliori della spedizione, Emanuele Abate non ha lasciato spazio a nessuno e si è battuto fino alla fine sui 110hs, prima in batteria (13″46), e poi in semifinale dove corre in 13″35 toccando un ostacolo e praticamente sarebbe servito il record italiano per passare.

Più o meno la stessa sorte, ma un pochino peggio, è toccata anche alla collega di Abate, Marzia Caravelli, che dopo aver passato la batteria con un sicuro 13″01; in semifinale purtroppo perde l’assetto ed è costretta ad abbattere un ostacolo con le mani. La Caravelli ha anche riportato la frattura di una falange di un dito del piede, e quindi le auguro una veloce guarigione e un post olimpiade ancor più veloce.

La gara che ci ha dato la soddisfazione più grande, il salto triplo maschile, non era partita con il migliore degli auspici, dato che Fabrizio Donato esprimeva i suoi dubbi riguardo le sue condizioni fisiche, ma fortunatamente, sin dalla qualificazione si poteva notare che tutto era cambiato: sia a Donato che a Daniele Greco basta un salto per qualificarsi (rispettivamente 16,86 e 17,00). La finale di Donato è esaltante, con salti oltre i 17 metri e con la punta di 17,48 che strappa un grande bronzo per il 36enne e per l’italia. Quarto posto per Daniele Greco che è gravato dai crampi e non può esprimersi al meglio, chiudendo con 17,34, ma un quarto posto alla prima olimpiade è un risultato più che ottimo.

Non è l’annata di Silvia Salis, che dopo i tre nulli di Helsinki cercava un riscatto che però non è avvenuto. Due nulli e un 60,84 che lascia l’Italia e soprattutto la Salis giustamente insoddisfatta.

Gara più decisa per Daniele Meucci quella dei 5000m, dove però ha la sfortuna di capitare in una batteria corsa su un ritmo molto lento dove chiude in ottava posizione, dopo una volata, con 13’28″71 che purtroppo non gli vale la qualificazione dato che la batteria seguente imposta una ritmica più elevata; esperienza comunque positiva per l’azzurro.

Abbastanza buona anche la prova delle donne dei 5000m. Eccellenti batterie da parte di Elena Romagno e Silvia Weissteinter che fanno entrambe il loro miglior tempo stagionale (per la Romagnolo e anche il personale) rispettivamente in 15’06″38 e 15’06″81, pochi decimi di differenza ma che purtroppo significano la non qualificazione per la Weissteiner. Elena arriverà poi ultima in finale con 15’35″69 ma l’esserci è già un traguardo importantissimo. Per niente brillante la prestazione di Nadia Ejjafini, già provata dopo aver corso i 10000m.

Siamo alla fine delle prove in pista per l’Italia, dove è l’ora delle staffette 4×400 donne e 4×100 uomini.

Entrare in finale  nella 4×100 si sa è difficilissimo quando contro ci si trova le squadre americane e caraibiche e quindi non c’è niente da imputare alla staffetta italiana composta da Collio, Riparelli, Manenti e Cerutti, che chiudono con un 38″58, che forse con l’inserimento di Howe sarebbe andata più forte, ma quella polemica è già stata archiviata e non sarò io a rialzarla, almeno, finalmente, la staffetta è arrivata in fondo dopo i due passo falsi al golden gala e agli europei.

L’impresa non riesce neanche all 4×400 donne, con Chiara BazzoniMaria Enrica SpaccaElena Maria BonfantiLibania Grenot che chiude in 3’29″01.

Dopo l’esclusione di Alex Schwazer per doping, ( altro argomento che ha imperato nelle discussioni della settimana), l’onere della 50 km di marcia è toccato a  Marco De Luca, che chiude diciassettesimo con 3h47’19 dopo una gara gestita saggiamente. Nulla da recriminargli.

Elisa Rigaudo invece si può ritenere molto soddisfatta dato che si piazza al settimo posto nella 20 km di marcia chiudendo in 1h27’36, davanti alla debuttante 22enne Eleonora Anna Giorgi che finisce la sua olimpiade con 1h29’48.

Tocca quindi alla gara più storica, la gara di Filippide. La maratona di Londra è insidiosa ed è difficile sperare in un nuovo Baldini, ma Ruggero Pertile (38 anni), chiude una magnifica gara in rimonta al decimo posto in 2h12’45.

Questo è tutto ciò che i nostri cari azzurri ci hanno mostrato; e vorrei chiudere citando il motto di queste olimpiadi, cioè “ispirare le nuove generazioni“, perchè purtroppo la nostra atletica inizia ad invecchiare e, per carità, tutti hanno fatto del loro meglio, ma dovremmo iniziare a lavorare per tirare su le nuove generazioni di atleti che dovranno competere a Rio 2016 per tenere alto l’onore della nostra atletica, partendo dalle scuole, invogliando i bambini a sognare le gesta di Bolt e compagni e forse a realizzarli.

(Foto: It.eurosport.yahoo.com)

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