STORIE : Abebe Bikila, il maratoneta scalzo

Bikila Abebe, più conosciuto come Abebe Bikila seguendo l’usanze etiope di anteporre il cognome al nome, nacque in Etiopia appunto il 7 luglio 1932, data particolare perché proprio in quel giorno si stava correndo dall’altra parte del mondo la maratona olimpica di Los Angeles, disciplina che lo avrebbe accompagnato per metà della sua vita.

La sua era una famiglia molto povera, suo padre era un pastore, e all’alba dei suoi 17 anni decise di arruolarsi nella guardia imperiale per sostenere economicamente i suoi genitori.

L’arma etiope era solita tenere in forma i propri soldati facendogli praticare parecchia attività fisica e durante le numerose prove iniziava ad emergere il talento sportivo di Bikila. Un giorno il governo etiope indisse una maratona tra tutte le forze armate del paese, una specie di incentivo alla collaborazione tra la marina, l’aeronautica e l’esercito. Ad assistere alla gara c’era Onni Niskaen, incaricato dal governo stesso di reperire potenziali atleti per le Olimpiadi di Roma. La gara fu vinta proprio da Bikila con il tempo di 2h39’50” che fu subito avvicinato da Niskaen che lo prese sotto la sua ala.

In soli 4 anni Abebe era pronto per le Olimpiadi, al quale vi partecipò però solo per un colpo di fortuna. Prima di lui infatti si era qualificato Abebe Wakijera che però si era infortunato qualche giorno prima della partenza giocando a calcio. Così Abebe riuscì ad avere un posto sull’aereo per Roma dandogli la possibilità di entrare nella storia.

Il giorno della gara Bikila sorprese tutti decidendo di correre scalzo. Molti pensano che sia dovuto al fatto che lui era abituato ad allenarsi scalzo, in realtà anche questo è stato dovuto al caso. L’etiope doveva indossare un paio di scarpe fornite dall’Adidas, sponsor tecnico della manifestazione, ma quando è andato a ritirarle purtroppo erano rimasti pochi modelli e ne dovette scegliere uno che non gli calzava perfettamente. Nei giorni precedenti la gara però le scarpe gli procurarono una vescica sotto un piede, così decise di corrrere scalzo per evitare problemi del genere anche in gara.

Secondo un aneddoto non confermato Niskaen prima della partenza avrebbe detto a Bikila di tenere d’occhio il favorito Rhadi Ben Abdesselam, marocchino, che avrebbe indossato il numero 26. Tuttavia non si sa per quale motivo Rhadi non ritirò il pettorale 26 ma quello 185. Così partita la gara l’etiope si girava a controllare il pettorale di ogni atleta superato alla ricerca del numero 26. Dopo 20km erano rimasti in due, lui e Rhadi, ma Abebe continuava a scrutare l’orizzonte in cerca del famigerato 26. I due sono rimasti attaccati fino all’ultimo chilometro, quando Bikila ha fatto partire una progressione inarrestabile che lo ha portato alla vittoria stabilendo il nuovo record del mondo di 2h15’16” con un distacco di, ironia della sorte, 26 secondi circa dal marocchino.

 

 

Abebe torna quindi in patria acclamato come un eroe e l’imperatore era talmente entusiasta che al suo ritorno gli ha regalato una Volkswagen Beetle, macchina che lo accompagnerà anche nel momento più tragico della sua vita.

28 anni sono pochi per un maratoneta e aveva un altro appuntamento a cui non poteva mancare: le Olimpiadi di Tokyo 1964, quelle che lo consacreranno definitivamente. Negli anni successivi ha continuato ad allenarsi duramente percorrendo chilometri su chilometri. Nel 1963 Bikila era arrivato 5° alla maratona di Boston, l’unica persa delle 13 corse in tutta la sua vita, chiusa in 2h24’43”. Ciò non era un buon segnale per l’imminente impegno olimpico nel quale l’etiope avrebbe dovuto difendere il titolo.

A soli 36 giorni dalla sua seconda fatica olimpica inoltre tra lui e Tokyo si intromette una appendicite per la quale viene operato. Arriva nella capitale giapponese quindi non al top della forma, ma Abebe la sa lunga.

Sulla linea di partenza sono presenti 68 dei migliori maratoneti del mondo, ma solo due tra questi decidono di prendere l’iniziativa di condurre la gara: l’australiano Ron Clark e l’irlandese Jim Hogan. Bikila li segue senza indugi, rimanendogli incollato e studiandoli attentamente. Arrivati al 20° chilometro l’etiope decide di essersi riposato abbastanza e cambia marcia. I due non riescono a stare al passo e rimangono attardati. Metro dopo metro il distacco aumenta, fino a quando Abebe non si trova in completa solitudine sulle strade di Tokyo. Ad attenderlo al traguardo c’erano  80.000 persone, tutte e 80.000 rimaste senza fiato quando hanno visto quella figura scura entrare in pista dopo sole 2h12’11” migliorando di oltre 3 minuti il suo precedente record del mondo. Bikila ha superato la linea del traguardo con un volto inespressivo, senza nessun segno di fatica, quasi avesse appena finito di fare colazione. Come se non bastasse ha stupito tutti quando ha iniziato a fare degli esercizi di stretching nel campo. In seguito ha dichiarato “Avrei potuto correre per altri 10km“.

Così Abebe conquista la sua seconda medaglia d’oro olimpica e diventa il primo atleta ad aver vinto la maratona in due olimpiadi di seguito.

Ma è tempo di voltare pagina e di porsi un nuovo obiettivo, che prevedibilmente è la maratona delle successive olimpiadi, quelle di Città del Messico 1968. Abebe era molto fiducioso, Città del Messico si trova più o meno alla stessa altitudine di Addis Abeba e per lui sarebbe stato come correre in casa. Per questo ha iniziato subito ad allenarsi duramente per conquistare la sua terza medaglia olimpica.

Ma la maledizione si riabbatte su di lui. A meno di un anno dalle olimpiadi si frattura il perone. Gira il mondo per curarsi ma il dolore non scompare mai del tutto.

Bikila non si lascia cadere nello sconforto e si ripresenta ai nastri di partenza di Città del Messico con un unico obiettivo in testa: difendere il titolo. La gara inizia e il problema compare quasi subito, ma Abebe stringe i denti e continua a correre conducendo la gara. Passo dopo passo però il dolore alla gamba si fa sentire sempre più fino al punto di non essere più sopportabile. Al che si rivolge al suo compagno di squadra Mamo Wolde e gli dice “Non posso continuare a correre perché mi sono fatto male seriamente. La responsabilità di vincere una medaglia d’oro per l’Etiopia è sulle tue spalle”. Così al 17° chilometro Bikila abbandona la gara e Wolde inizia la sua progressione verso la medaglia d’oro. Subito dopo la vittoria comunque ha dichiarato che la vittoria sarebbe andata a Bikila se non si fosse fatto male.

Sfuma così per Abebe la possibilità di fare tris e di possedere un primato che difficilmente sarebbe stato battuto.

A quel punto la vita dell’etiope inizia una discesa inesorabile. L’anno dopo infatti mentre era alla guida della tanto sudata Volkswagen si è imbattuto in un corteo di studenti in protesta e per evitarli ha perso il controllo della macchina finendo in un fosso intrappolandolo, stessa sorte capitata poi a Steve Prefontaine. A differenza di Steve però lui è rimasto in vita, anche se tetraplegico. L’imperatore resosi conto che l’Etiopia non disponeva delle strutture mediche adatte a danni di quel genere lo ha mandato dai migliori specialisti in Europa che sono riusciti a migliorare la sua situazione a quella di paraplegico.

Anche sulla sedia a rotelle Abebe non riesce a stare lontano dallo sport così inizia a dedicarsi al tiro con l’arco e addirittura a gare con la slitta. Proprio per questa sua determinazione Bikila ha raccolto al suo seguito numerosi fan diventando una celebrità in tutto il mondo.

Fu invitato come spettatore alle Olimpiadi del 1972 a Monaco, dove ha potuto assistere all’attacco del suo record di due medaglie d’oro consecutive da parte del connazionale Wolde, per sua fortuna fallito.

La sua morte però arriva pochi mesi dopo, il 25 ottobre 1973, a causa di una emorragia celebrale dovuta a delle complicazioni in seguito all’incidente. Al suo funerale erano presenti 75.000 persone, compresa la famiglia dell’imperatore, che aveva indetto per quel giorno lutto nazionale.

A lui sono intitolate strade, stadi e premi in tutto il mondo, a simbolo di un campione intramontabile.

12 commenti su “STORIE : Abebe Bikila, il maratoneta scalzo

  1. L’anno scorso ai Mondiali Juniores di Barcellona c’era una ragazza che gareggiava scalza… chissà come fa a correre così!

  2. Peccato morire cosi giovane!un uomo che è leggenda!grazie ad atleti come lui che parecchi di noi hanno mosso i primi passi in questo sport!

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