Asli Cakir Alptekin, atleta turca specializzata nel mezzofondo e nelle siepi e campionessa olimpica nei 1500 metri a Londra 2012, era risultata positiva a sostanze proibite lo scorso maggio. Ma non era per lei il primo caso: si trattava infatti della seconda positività, rilevata in base ai valori anomali del suo sangue riscontrati grazie al passaporto biologico. La Alptekin era già stata fermata per due anni (dal 22 settembre 2004 al 21 settembre 2006) dopo essere risultata positiva a un controllo antidoping nel 2004, in occasione dei Mondiali Juniores. La pena dopo essere stata colta in flagrante per due volte, dunque, sarebbe dovuta essere la squalifica a vita.
Dopo i risultati delle analisi del maggio 2013, la Cakir era stata sospesa dalla IAAF e, al contempo, il comitato olimpico turco aveva diffuso un comunicato stampa nel quale si affermava quanto segue: “Continueremo i nostri sforzi di espellere chi bara dal mondo dello sport turco. Ogni atleta che risulterà positivo verrà punito nel modo più duro e rigoroso previsto dalla legislazione in materia di anti-doping”.
Ora il colpo di scena. La Federazione turca ha scagionato dalle accuse l’atleta di Adalia in quanto “non ha agito in violazione del regolamento antidoping”: annullate, quindi, le misure disciplinari che le erano state imposte. La procedura non è, però, ancora chiusa, in quanto la IAAF ha il diritto di fare ricorso contro questo tipo di sentenza.
Fra mille sospetti e dubbi, una cosa è certa: la Turchia non naviga di certo in buone acque riguardo il tema doping dato che anche Nevin Yanit, l’ostacolista turca bi-campionessa europea sui 110hs a Barcellona 2010 e Helsinki 2012, trovata positiva dopo il meeting di Duesseldorf lo scorso febbraio è stata squalifica per due anni.
una vergogna! La federazione Turca invece di dare il buon esempio e punire gli atleti scorretti cerca di coprirli. NO comment! si spera nel ricorso della IAAF.