Sono stati giorni funesti per l’atletica italiana, quelli che sono trascorsi e che sono tutt’ora in corso.
Infatti, il Sole 24 ore, ha pubblicato gli atti della procura di Bolzano prodotti in seguito all’investigazione partita dopo il caso Scwhazer. La novità riguarda l’Europeo di Barcellona 2010 su cui si sta alzando prepotentemente una nuvola chiamata “doping”.
Ovviamente ci asterremo da qualsiasi giudizio, non è questo il luogo in cui si può decidere chi sia o meno nel torto, ma narreremo soltanto i fatti.
A quanto pare, tra i nomi più eclatanti, oltre ad Alex Schwazer il quale è stato controllato soprattutto dopo le rivelazioni che portarono alla sua esclusione dalle Olimpiadi, è uscito anche quello di Andrew Howe, insieme a diversi dottori che orbitavano nell’ambiente.
A far più scalpore però è stato il quartetto della 4×100 formato da Emanuele Di Gregorio, Roberto Donati, Maurizio Checcucci e Simone Collio, i quali stabilirono in quell’occasione il record italiano, appartenuto per 27 anni da Simionato, Mennea, Tilli e Pavoni.
Stante le dichiarazioni, Donati, Checcucci e Collio, soffrivano di dolori al tendine d’Achille nel periodo precedente agli Europei, cosa che li ha portati a fare uso di Bentelan (per quanto riguarda Checcucci) o genericamente cortisone.
La cosa che incuriosisce però è il fatto che gli atleti in questione sapevano del rischio che correvano assumendo queste sostanze analgesiche, ed al momento dell’antidoping, per l’omologazione del nuovo record e il riconoscimento dell’argento continentale, si sarebbero rivolti al dottor Fiorella, il quale, una volta saputo della loro condizione avrebbe aiutato gli atleti con le dichiarazioni da sostenere con l’antidoping, in modo da far regolarizzare il tutto. Fiorella avrebbe consigliato agli atleti di dichiarare l’uso di sostanze cortisoniche per scopi mesoterapici, per capirsi, un metodo di somministrazione intradermica, con un utilizzo di ridotte dosi di principio attivo, le quali hanno un effetto più duraturo senza coinvolgere magari altri organi.
Qui sorge il dilemma, infatti la terapia mesoterapica è consentita mentre le inoculazioni intramuscolari no, ma il dottor Fiorella avrebbe rassicurato gli atleti nell’uso della suddetta dichiarazione, restando inoltre con loro al momento delle prove antidoping; punto sul quale sia Checcucci, sia Donati, sia Collio sono d’accordo nelle ricostruzioni che hanno fornito alle autorità competenti. Il giudizio delle forze dell’ordine è stato: “L’unico intento di Fiorella sembra quello di proteggere l’atleta dalle possibili conseguenze di un’azione potenzialmente illecita che lui avrebbe avuto comunque il dovere di denunciare, non certo di coprire.”
Un tassello in più l’ha però posato Simone Collio, il quale ha inoltre dichiarato di aver avuto contatti con Carlo Santuccione, medico ciclistico arrestato per doping nel 2004, a cui ha inoltre presentato anche Roberto Donati.
Simone Collio si è comunque difeso dalle accuse e dal rischio di cancellazione del record, dichiarando al Messaggero di Rieti che quella gara era del tutto regolare perché il cortisone è doping solo se assunto intramuscolo nelle 24 ore prima della gara, cosa che loro non avrebbero fatto, avendone fatto uso più o meno una settimana prima della competizione.
Cosa succederà adesso? Il record verrà annullato? Questo spetterà agli inquirenti decidere, e qualsiasi cosa dovesse uscir fuori da questa grande nube di dubbi illeciti, l’atletica italiana rimarrà profondamente ferita, instillando nei giovani atleti un dubbio atroce, i quali si potrebbero porre la domanda: per correre veloce, quindi, di cosa ho bisogno?
Tutte le dichiarazioni degli atleti in questione sono disponibili su sito ufficiale del Sole 24 ore.
Foto Giancarlo Colombo/FIDAL
Se fosse così sarebbe una vera delusione..
Come al solito una federazione assente, ben lontana da sport professionistici! Poi ad ogni rassegna mondiale o europea siamo li a chiederci come mai prendiamo mezza medaglia!