Sembra non finire l’incubo per Alex Schwazer, che venerdi 14 Novembre alle ore 11, dovrà presentarsi a Roma, su convocazione della Procura antidoping del CONI, e rispondere di altre due violazioni del codice WADA. Infatti la Procura ha riaperto il caso Schwazer, per la violazione dell’articolo 2.3, e l’articolo 2.5 delle Norme Sportive Antidoping.
L’articolo 2.3 è la violazione che riguarda la mancata presentazione o il rifiuto, senza giustificato motivo, di sottoporsi al prelievo dei campioni biologici, o comunque sottrarsi in altro modo al prelievo di questi ultimi. L’accusa è emersa perché l’ex olimpionico aveva dato la sua disponibilità a sottoporsi ai controlli, nella città di Racines (Bolzano), e invece si trovava a Obertsdorf in Germania.
L’articolo 2.5 invece, è una violazione che riguarda la manomissione o la tentata manomissione in relazione a qualsiasi fase dei controlli antidoping. Questo potrebbe essere legato al sequestro di campioni di urina rinvenuti nella vettura di Schwazer. La domanda sorge spontanea, perché conservare dei campioni di urina? Da qui la possibile ipotesi, che servisse per manomettere un campione prelevato in occasione di controlli antidoping.
Per Alex Schwazer, che sta già scontando una squalifica a 3 anni e mezzo (per essere stato trovato positivo all’EPO) e che quindi sarebbe potuto tornare alle competizioni il 30 Gennaio 2016, in tempo per i Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, c’è il rischio di un aumento della precedente squalifica, pari a 2 anni per ogni violazione, una possibile aggiunta di 4 anni totali quindi, per entrambe le violazioni.
Foto Daniele Montigiani – LaPresse