Ulrike Meyfarth è un’ex atleta tedesca specializzata nella disciplina del salto in alto.
Nata a Francoforte sul Meno il 4 Maggio 1956, ha avuto contemporaneamente due singolari primati nella stessa specialità: atleta più giovane ed atleta più anziana ad aver vinto un’Olimpiade nel salto in alto, fa sorridere ma la storia è andata proprio così.
Ulrike Mayfarth è stata fin dall’adolescenza una valente atleta. A dire il vero non fu subito atleta ma iniziò la sua carriera sportiva come sciatrice appassionata ed abbastanza valida. Era una ragazza di “lunghe dimensioni” (a 15 anni era già alta 1,80m) e per questo spesso veniva presa in giro dai compagni di scuola; riusciva a sentirsi a suo agio solo nello sport, per cui scelse di volare con l’Atletica Leggera e da quel momento cominciò a intraprendere la carriera di saltatrice in alto, dimostrando subito una grande propensione alla disciplina.
A soli 15 anni conquistò l’Argento ai campionati nazionali della Germania dell’Ovest e l’anno dopo si qualificò per le Olimpiadi di Monaco 1972.
Siamo a Monaco, la Mayfarth è messa in luce per la sua giovane età ma non è certo l’atleta favorita per la vittoria Olimpica. Si presentava infatti col suo primato personale di 1,85m stabilito a Zurigo poche settimane prima; una misura di rilevanza all’epoca ma avrebbe dovuto affrontare “mostri sacri” come la bulgara Yordanka Blagoeva e l’austriaca Ilona Gusenbauer, la primatista dell’epoca.
In quell’occasione la Mayfarth diede dimostrazione di grande grinta e spirito agonistico. Una delle prime e poche atlete a presentare il salto ideato da Dick Fosbury, e sotto l’ala e gli insegnamenti di Gert Osenberg, nella finale Olimpica riuscì a migliorare il suo personale di ben 7 cm. Sotto lo stupore del pubblico che la sostenne con tutto se stesso in questa occasione, la giovane ragazzina della Germania Ovest ottenne la sua prima medaglia d’oro Olimpica con un salto alto 1,92m che significava, oltre ad aver vinto la prima Olimpiade a soli 16 anni, anche eguagliare il record del mondo.
Sebbene la gente le pronosticasse un eccellente futuro avvenire colmo di successi in diverse competizioni, non fu così.
A differenza di quanto uno possa aspettarsi, questa vittoria le diede una particolare insicurezza da quello che dichiarò la stessa Meyfarth nelle varie interviste : “Non potevo godermi la vittoria, ero tanto alta quanto insicura e di certo non avevo la personalità per essere famosa”.
Pochi anni dopo fu colpita da una forte tendinite al piede sinistro, che insieme alle varie insicurezze accumulate dopo la vittoria Olimpica non le permisero di progredire nella crescita atletica ma tutt’altro la fecero “regredire” portandola sempre più giù.
Sembrava quasi che fosse destinata al ritiro: fino al ’78 non riuscì ad incrementare la sua misura migliore e in questo intervallo di tempo non raccolse alcun risultato degno del suo nome: 7°e 5°posto agli Europei del 1974 e 1978, addirittura alle Olimpiadi di Montreal non fu in grado di qualificarsi per la finale e come se non bastasse, a causa del boicottaggio al quale la Germania Federale aveva aderito, non partecipò alle Olimpiadi di Mosca nel 1980; praticamente una picchiata per la giovane ragazzina che a 16 anni si era vista padrona del Mondo del salto in alto e adesso non trovava più la forza di spiccare il volo.
C’erano tutti i pretesti per pensare che la Mayfarth si ritirasse per sempre dalle scene di gara, ma il destino riservava altro alla giovane tedesca.
Il 1982 fu l’anno del riscatto per la Meyfarth, riscatto per tutto il periodo passato nell’ombra e nelle critiche di tutti coloro che piano piano aveva smesso di credere in lei e nel suo talento.
Fece propri entrambi i Campionati Europei (indoor/outdoor); i primi vinti in Italia, a Milano, dove riuscì a tornare su misure che la rispecchiavano: con un balzo fin sopra il primo gradino del podio di 1,99m si aggiudicò i Campionati indoor. Nell’edizione Outdoor fa segnare ancora una volta il suo nome nella parte alta del tabellone e questa volta con un RM affiancato ad uno spettacolare 2,02m, scavalcando di un centimetro l’azzurra Sara Simeoni. La medaglia d’Oro è sua.
Nel 1983 prende parte ai primi Campionati Mondiali di atletica leggera, invertendo le posizioni finali dopo la competizione cede il primo posto a Tamara Bykova, battuta ai Campionati Europei l’anno prima. In questa occasione la Meyfarth salta sempre alto valicando l’asticella fino a 1,99m.
Sempre nel 1983 ebbe l’onore di posare nuda per la realizzazione di una scultura fatta da Arno Breker un celebre scultore tedesco molto noto durante il Terzo Reich, che definì il corpo della Mayfarth “una vera e propria meraviglia della natura”.
Alla finale di Coppa Europa del 1984 torna la sfida con la Bykova, dove la Meyfarth piazza un fantastico 2,03m, prima in assoluto, e successivamente eguagliata dalla sovietica; fu a detta di molti una gara spettacolare con grandissime emozioni.
In un’intervista rilasciata al Suddeutsche Zeitung Magazin, la Mayfarth dice comunque essere dispiaciuta per essere ricordata più che altro per l’impresa di Monaco ’72. Lei ritiene infatti ancora più epico ciò che compì alle Olimpiadi di Los Angeles 1984, edizione a cui non prese parte Tamara Bycova, la quale nel mentre aveva stabilito il record del mondo con 2,05m.
Sconfitte tendiniti ed insicurezze e assenti le saltatrici dei paesi dell’Europa Orientali, a Los Angeles Ulrike Meyfarth si trova a contendersi la medaglia di maggior valore contro l’italiana ed ex primatista Sara Simeoni in un “duello all’ultimo salto”. Sara Simeoni era la campionessa olimpionica in carica e fu costretta a cedere il posto ad una riemergente Ulrike Mayfarth, che dopo aver osservato i 2,00m della Simeoni riesce a saltare l’altezza di 2,02m (record olimpico) e ad imporsi in una finale Olimpica a dodici anni di distanza dal primo titolo vinto. All’età di 28 la Meyfarth si aggiudica così anche il primato di più anziana vincitrice dell’oro Olimpico nel salto in alto, record battuto nel 1988 da Louise Ritter.
Il 3 dicembre 1984 la Mayfarth dichiara ufficialmente il suo ritiro dalle competizioni, dedicandosi quindi alla famiglia ed alla promozione sociale di Colonia, insieme ala marito Roland Nasse.
Foto 1: Bongarts/Getty Images
Foto 2: Olympic.org
Foto 3: ANP
Nonostante i due record con più costanza avrebbe superato la sua misura!