Oggi la bandiera britannica sventola a mezz’asta per quanto riguarda il mondo dell’Atletica Leggera, ancora funestata dai continui scandali legati alle scoperte dell’antidoping.
La questione Nike Oregon Project e del suo principale fautore, Alberto Salazar, sembra sia adesso andata a toccare anche la punta di diamante di tutto l’entourage: Mo Farah.
L’atleta britannico e bi-campione olimpico nel 2012, ha sempre negato il fatto che Salazar gli abbia consigliato l’assunzione di farmaci con testosterone, rimarcando la professionalità del proprio allenatore.
Purtroppo per Farah, sembra che ci sia qualcos’altro in ombra, come rivelato dallo Sportsmail.
Sembra infatti che il forte fondista abbia mancato due controlli antidoping prima della Olimpiadi londinesi, fatto che metterebbe in forte rischio le sue due vittorie del 2012.
Secondo la legge britannica in materia, chi salta tre controlli nell’arco di 12 mesi rischia ben 4 anni di stop. Ad esempio possiamo prendere un altra inglese, Christine Ohuruogu, la quale fu sospesa 12 mesi nel 2006 per aver fallito un test antidoping ed aver evitato un controllo del famoso sistema “whereabouts“.
Il primo test mancato da Farah risalirebbe al 2010, molto prima del vero e proprio periodo fastoso. Il secondo però è quello su cui i dubbi sono più forti: nel 2011, con la collaborazione di Salazar già in atto, Farah avrebbe, secondo le autorità, pianificato di mancare l’appuntamento con l’antidoping, dicendo in seguito di non aver sentito il campanello. Per dimostrare la sussistenza del fatto, l’agente di Farah, Ricky Simms, ha girato un video in modo da provare come fosse difficile sentire il campanello dalla camera da letto dell’atleta. Gli avvocati della UK antidoping (UKAD) hanno subito respinto come prova il suddetto video.
In una mail datata 9 giugno 2011 ed inviata dalla UKAD al team legale di Moh Farah, le autorità spiegano come tra il dolo e colpa non siano la stessa cosa, ma che questo semplice fatto di aver mancato il test accusa comunque l’atleta.
Questa la mail in lingua originale:
” Intent and negligence are not the same thing, though, as I am sure you have advised him. The simple fact with this Missed Test is that your client says that he did not intend to miss the test, but it is clearly his own fault that he did.
We cannot “suspend” the Second Missed Test […] We remain of the view our collective efforts are best directed to ensuring that no further whereabouts issues arise between now and the 2012 Games.“
A giudicare dalla conseguente corrispondenza tra gli avvocati, risalente sempre al 2011, di Farah e della UKAD , l’atleta britannico era molto preoccupato di avere una sanzione che gli avrebbe impedito di partecipare alle Olimpiadi. Lo stesso Salazar avrebbe detto al suo assistito di stare attento al terzo test mancato, che avrebbe definitivamente chiuso le porte olimpiche in faccia al fondista.
Lo stesso Sportsmail ha avviato una inchiesta, mandando delle domande a Farah inerenti al suo rapporto con Salazar e alle mancate prove antidoping, domande che però non hanno avuto risposta.
In tutto ciò, anche Alberto Salazar continua a negare qualsiasi sua compromissione col doping, anche dopo un’altra testimonianza: John Stiner, un massaggiatore sportivo impiegato da Salazar per un campo di allenamento in quota a Park City, nello Utah, nel giugno 2008, ha dichiarato alla US antidoping che avrebbe trovato flaconi nel frigo e un sacchetto di aghi ipodermici non utilizzati nel bagno degli appartamenti di Salazar e Rupp.
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