Dal famoso documentario tedesco della rete ARD ai tristi scoop del Sunday Times: il doping ha aleggiato nell’aria come non mai in questo anno funesto per lo sport pulito.
Le due suddette case d’informazione hanno infatti avuto accesso a 12.000 analisi del sangue di 5000 atleti dubbi.
La ARD ed il Sunday Times hanno chiesto l’aiuto di due importanti esperti, Michael Ashenden e Robin Parisotto per valutare i dati ottenuti.
Il risultato statistico venuto alla luce è agghiacciante, e riguardano principalmente mezzofondisti, dagli 800m alla Maratona.
Un terzo delle medaglie dal 2001 al 2012 in occasione di campionati mondiali o Olimpiadi risultano dopate, oltre l’80% delle medaglie russe sono state vinte da atleti sospetti, mentre per il Kenya i metalli incriminati sarebbero 18.
I dati fornirebbero anche una analisi sul miglioramento del metodo dopante, con trasfusioni di sangue più difficili da percepire durante i test.
Da tutto ciò ne è nato un nuovo documentario della televisione tedesca, atto che ha fatto rabbrividire molti personalità.
Adesso ovviamente tra le federazioni nazionali ed internazionali si cerca il demone contro cui puntare il dito.
La IAAF non ha rilasciato molte dichiarazioni, denunciando il fatto che i dati sono stati presi senza permesso, e che la Federazione si riserverà il diritto di intraprendere qualsiasi azione per proteggere sè stessa e gli atleti rispondendo nel modo adeguato verso entrambi i mezzi di comunicazione accusatori.
In Russia invece il ministro dello sport Vitale Mutko ha bollato le accuse come “senza senso“, condannando il tutto come un tortuoso gioco di potere all’interno della IAAF per screditare ulteriormente la Russia.
Il Kenya, dal canto suo, avrebbe minacciato addirittura azioni legali: ” È un tentativo per infangare i nostri atleti con sospetti ingiustificati, minando la loro strada verso Pechino” ha dichiarato la federazione Keniota, “Il nostro team sta studiando una istruttoria per avanzare una azione legale contro la rete televisiva.”
Il neo-presidente della European Athletics Svein Harne Hansen, ha dichiarato in un comunicato che, senza entrare in merito alla veridicità delle accuse, la Federazione Europea ha sempre avuto un occhio di riguardo verso la questione doping, a riprova di ciò negli ultimi anni c’è stato un incremento delle risorse confluite nel loro programma di sensibilizzazione.
Pronti alla collaborazione quelli della Federazione Australiana, che seppur desiderosi di approfondire le accuse mosse contro la IAAF, si sono detti pronti a condannare tutti i colpevoli.
In questo caso però la parola più importante spetta alla WADA ed al suo presidente Craig Reede, il quale si è detto estremamente preoccupato per questa nuova ed imminente crisi che potrebbe scuotere il mondo dell’Atletica mondiale.
Oltre alla WADA centrale, anche una commissione indipendente capitanata dal membro CIO e primo presidente WADA Richard Pound sta investigando sull’accaduto.
Ha espresso il suo disappunto anche la campinessa britannica Jessica Ennis, dichiarando come lei ha riposto la sua fiducia nel sistema, sperando che le organizzazioni possano rispondere in modo chiaro, così che la fiducia data non sia stata vana, continuando a lavorare per il bene dello sport.
L’Atletica adesso si stringe accanto a Lord Sebastian Coe e Sergey Bubka, entrambi candidati alla presidenza IAAF ed entrambi fautori della tolleranza zero e salvatori designati, non tanto dell’Atletica in sè, ma della parola “sport“.