A quanto pare anche i colori italiani sono saltati fuori dall’inchiesta portata avanti dalla rete televisiva ARD ed il giornale inglese Sunday Times.
Andiamo con ordine però.
Oltre ai famosi 12.000 esami del sangue di 5000 atleti sospetti, i numeri iniziano a dipanarsi più chiari, dividendosi per disciplina, rassegna è nazionalità.
L’evento più sporco degli ultimi anni, dalle liste, sembra quello iridato ad Helsinki nel 2005, con 21 atleti non regolari. Subito dopo in classifica arriva Osaka 2007 con 20 mentre il bronzo va alla prima Olimpiade del conto, ovvero Pechino 2008 con 19 casi. Medaglia di legno per tre, ovvero Edmonton 2001, Atene 2004 e Daegu 2011, entrambi con 16 irregolari. Concludiamo quindi con i 14 casi sospetti per Berlino 2009 e Saint Denis 2003.
In tutto ciò, la disciplina più gettonata sono stati i 1500m con 29 atleti a rischio, seguiti dalla marcia 20km, 28 casi.
Passiamo però adesso alle nazioni.
Per quanto ne possa dire il ministro dello sport russo, la Russia sembra proprio il paese più ricorrente con 30 test non proprio cristallini, seguiti a ruota come un funesto treno da Ucraina (28), Turchia (27), Grecia (26), Marocco (24), Bulgaria (22), Bahrain (20), Bielorussia (19), Slovenia (16), Uganda e Romania (13).
L’Italia fortunatamente è molto più giù con 6 casi sospetti, che vale il 28 esimo posto insieme a Lituania, Belgio, Messico e Germania. Sotto a 5 casi troviamo invece la Francia, USA e Cina mentre la Gran Bretagna è ancora più virtuosa con 4 casi.
Insomma, nessuno sembra indenne dalla tentazione del risultato ottenuto con aiuti illeciti, aspettiamo quindi una veloce e quanto mai risolutiva risposta dalla WADA e dal nostro CONI.