Il primo caso doping dall’inizio dei Campionati del Mondo è arrivato a tempo di record. Questa volta ad essere coinvolta è un’atleta nigeriana nazionalizzata spagnola nel 2007, Josephine Onyia, che avrebbe dovuto correre venerdì i 100 metri ad ostacoli e provare ad agguantare la semifinale e poi la finale: cosa che, ovviamente, non le sarà possibile.
TESTARDA – Certo, non le sarà possibile, e ci mancherebbe che accadesse il contrario, perché la Onyia, oltre al record nazionale sui 100 hs, detiene anche un primato molto più triste: questa è la sua quarta positività dal 2008, quando nel mese di settembre fu fermata a Losanna per l’assunzione di dimetilammina e poco dopo, a Stoccarda, risultò positiva al clenbuterolo. Incredibilmente la Federazione spagnola in prima istanza la assolse, ma la Federazione Internazionale (IAAF) fece appello al Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS) e vinse il ricorso, interrompendo la sua dall’attività agonistica per due anni. La Onyia tornò alle gare nel novembre 2010, ma già in luglio 2011 nelle sue urine fu nuovamente trovata la traccia di dimetilammina: la federazione nazionale decise questa volta di punire l’atleta con due anni di sospensione, anche se le regole dell’anti doping internazionale avrebbero previsto lo stop per quattro anni. Ma non basta, perché la 29enne, già nella “black list” della IAAF, ha voluto provarci un’altra volta: nel primo weekend di agosto, in occasione dei campionati nazionali a Castellon è stata sottoposta ad un controllo al quale è risultata per l’ennesima volta positiva in seguito all’assunzione di anabolizzanti.
PUNIZIONE ESEMPLARE – E’ quello che il mondo dell’atletica chiede di fatto dopo la serie di vicende che hanno caratterizzato la carriera dell’atleta spagnola. Esemplare, perché possa servire da esempio e da monito a tutti coloro che vogliono provare a barare, sebbene talvolta in maniera non troppo intelligente, come nel caso dell’ostacolista. Interessante è anche il fatto che la Onyia appartenga al Valencia Terra y Mar Team, la squadra guidata da Rafael Blanquer che aveva fra le sue atlete anche Natalia Pygyda, campionessa europea al coperto dei 400 metri quest’anno a Praga che nel luglio 2009 risultò positiva al stanozololo, sostanza che assunse anche il più famoso Ben Johnson, e che venne squalificata per due anni. L’ostacolista originaria della Nigeria secondo il protocollo dovrebbe ora essere squalificata a vita non solo dall’agonismo ma anche dalla pratica di qualsiasi attività legata allo sport (allenatrice, tecnico, membro della federazione, ecc…) a meno che non decida di collaborare con le autorità per chiarire ciò che accade nell’oscuro ambiente-doping, mossa che le permetterebbe di ridurre la sua esclusione ad un periodo di otto anni.
Foto CORDON PRESS