Non abbiamo dovuto aspettare molto prima che qualcuno si unisse alla bagarre sollevata dalla Russia.
Dopo le rivelazioni fresche di ieri sulle indagini a carico del vice-presidente della Athletics Kenya per appropriazione di fondi ( quasi 700.000 dollari), oggi spuntano nuove accuse per il paese africano che ha vinto il medagliere dell’ultima rassegna iridata.
Sembra che tre maratoneti abbiano pagato tangenti alla federazione per coprire i loro test non proprio cristallini ed evitare così sospensioni dall’attività.
A far luce sulla questione è stato l’allenatore Paul Simbolei, il quale ha informato le autorità locali delle irregolarità, senza fare nomi. Simbolei avrebbe inoltre ricevuto minacce per il gesto compiuto, dicendo alla polizia che la sua vita, dopo queste scottanti rivelazioni, sarebbe stata in pericolo.
Secondo quanto sostenuto dall’allenatore keniota, i funzionari della AK chiederebbero agli atleti una percentuale sui premi vinti in gara, altrimenti qualcuno potrebbe venir esposto a controlli positivi.
La chiosa migliore, forse, l’ha dichiarata Colm O’Connell, allenatore di David Rudisha: ”Se il Kenya vuole arrivare alle Olimpiadi con la coscienza pulita, e la credibilità globale intatta, deve mettere subito in atto i controlli ed il monitoraggio di tutti gli atleti. Se tutto ciò si trascinerà vero Rio, anche i Giochi avranno sopra un alone di nubi”.
Foto: Rob Henwood, BodyHelix Europe