Sembra che non solo la Russia sia andata incontro a pagamenti per insabbiare le positività di atleti da medaglie importanti.
La WADA ha allargato la sua rete di ricerche internazionali dopo che Valentin Balakhnichev, ex presidente della Federazione Russa, aveva dichiarato: ”La ARAF è stata ricattata dalla IAAF fin dal 2011 e il sistema ha preso piede non solo in Russia ma, potenzialmente, anche in altri paesi come il Marocco e la Turchia“.
Proprio in Turchia si sono spostate le lenti d’ingrandimento WADA, le quali hanno scoperto e confermato un caso analogo di tentata estorsione, in cui il denaro è stato richiesto in cambio di copertura per un atleta turco.
Non sono ancora stati fatti nomi ufficiali, ma tutte le piste sembrano puntare su Asli Cakir Alptekin, alla quale avrebbero cercato di estorcere soldi in cambio del silenzio sul suo uso di sostanze proibite, condizione che la mezzofondista turca non accettò.
La Alptekin è già nota alle cronache sul doping: nell’agosto 2015 Tribunale Arbitrale dello Sport ha accettato l’accordo stipulato tra l’atleta e la IAAF di 8 anni di sospensione e il ritiro della medaglia e del titolo olimpico 2012 nei 1.500m.
La prossima settimana l’ex presidente WADA Dick Pound presenterà la seconda parte della sua inchiesta sul doping sistemico in Russia e la corruzione legati ai livelli più alti della IAAF sotto il precedente presidente Lamine Diack.
”La IAAF avrebbe dovuto accelerare la questione sul Passaporto Biologico con gruppo di esperti prima dei Giochi di Londra“, ha dichiarato Pound, in riferimento al caso Alptekin, con un leggero riferimento a Seb Coe e Sergey Bubka, i quali, sempre secondo il parere di Pound, non avrebbero fatto niente per agire tempestivamente, pur avendone il potere.
Il 14 gennaio verrà presentata la seconda parte del rapporto WADA sul doping sistematico; giungeremo più vicino ad un barlume di verità in tutta questa burrascosa faccenda?
Foto: AFP PHOTO / OLIVIER MORIN