Dopo una mattinata trascorsa nelle scuole di San Vittore Olona (MI) per il progetto “Cinque Mulini Academy“, il pluricampione europeo di cross Yeman Crippa ci ha concesso un’intervista presso il negozio di articoli sportivi Running Time a Dalmine (BG).
Ecco cosa ci ha detto:
–Come ci si sente a essere campione europeo di cross?
Sono contento di aver vinto, però si tratta di un trofeo “da ragazzini” perché penso che fino a Junior sia quasi un gioco mentre l’atletica inizia da adesso quindi sono felice. E’ un bel lancio, però c’è ancora lavoro da fare.
–Sei soddisfatto della stagione passata? Come e se ti hanno cambiato un oro e un bronzo europeo?
Sono molto soddisfatto di quello che ho fatto insieme al mio allenatore: siamo arrivati in forma al momento giusto e il bronzo agli Europei sui 5.000m poteva essere magari una medaglia diversa, ma sono tutte esperienze che mi serviranno per il futuro.
–Prossimi obiettivi? Ti vedremo agli Europei di Amsterdam?
Io ci conto, poi non posso assicurarvi niente, spero di fare il minimo di 13:40 nei 5.000m e penso che se continuo a lavorare così con costanza senza farmi male posso arrivare agli Europei. Certo è comunque difficile però il mio allenatore mi sostiene e sappiamo quello che stiamo facendo, intanto facciamo il minimo poi magari non ci vado perché c’è gente più forte di me, ma io ci provo lo stesso.
–In cosa consiste la tua preparazione per la stagione 2016? Quante volte ti alleni a settimana? e con chi?
Mi alleno a Trento dove mi sono spostato con il mio allenatore Massimo Pegoretti e mio fratello Neka Crippa, ogni tanto viene Nadir Cavagna, poi ci sono Mattia Padovani, Lorenzo Pilati e Giordano Benedetti; ci troviamo spesso a correre assieme e fare delle ripetute. Comunque adesso è quasi finita la stagione dei cross: mancano solamente i Campionati Nazionali di Cross ma la mia preparazione è ormai indirizzata verso l’outdoor, quindi ho iniziato a lavorare tralasciando i lavori per i cross e le distanze lunghe sostituendoli con ripetute veloci e allenamenti in vista delle gare su pista.
–C’è qualcuno in particolare che vorresti ringraziare per essere arrivato dove sei?
La mia famiglia e mio padre che conta su di me e il mio allenatore che mi sostiene e mi aiuta ad avere questi risultati.
–Come funziona il gruppo Diadora che ti segue?
E’ iniziato il secondo anno con Diadora, devo ringraziare Bettiol e Bordin, sono contento perché è una nuova azienda che si era persa un po’ nell’atletica e adesso si è rilanciata e secondo me sta facendo le cose giuste scegliendo gli atleti giusti. Diadora sta puntanto molto sui giovani infatti anche Yohannes Chiappinelli e Pietro Riva fanno parte del team. Riguardo il materiale sportivo non mi fanno mancare nulla e se mi serve qualcosa sono sempre a disposizione.
–Cosa vuol dire essere Yeman Crippa al giorno d’oggi?
Sono un ragazzo normale che fa atletica, sono un professionista, è una cosa molto bella e mi sento fortunato a differenza di molti altri atleti che comunque fanno i miei stessi sacrifici ma non hanno ancora un’assistenza sicura dal gruppo sportivo che mi sostiene se mi faccio male e garantisce lo stipendio; quando un atleta arriva a vent’anni deve decidere cosa fare della sua vita: portare avanti gli studi o andare a lavorare, perché facendo due allenamenti giornalieri non riesci a fare tantissime cose.
–Se ti chiedessero in che modo si può diventare campione europeo, cosa risponderesti?
Determinazione, serietà e soprattutto credere in quanto vali come atleta e con il tuo allenatore capire, per prima cosa, se un obiettivo è alla tua portata e in seguito lavorarci e crederci fino in fondo, poi le cose non vanno sempre come vuoi che vadano ma l’importante è provarci e mettercela tutta.
–L’eroe sportivo di Yeman Crippa?
Da qualche anno è Mo Farah, non per i suoi tempi, che non sono eccezionali perché ci sono 30 keniani ed etiopi con gli stessi risultati, ma per come gestisce le gare e come riesce in un mondiale a doppiare 5.000 e 10.000 vincendo in entrambe le gare.
–Il tuo sogno nel cassetto? ( se non l’hai già realizzato)
No non l’ho ancora realizzato, ho solo 19 anni e sono in partenza per questa avventura. Il mio sogno come quello di ogni atleta è arrivare alle Olimpiadi, farle bene o semplicemente partecipare, l’importante è arrivarci.
–Ti vedremo a Tokyo 2020?
Io lo spero tanto, nel 2020 avrò 23/24 anni, penso che sia l’età giusta se un atleta vuole essere competitivo a livello internazionale. Vorrei gareggiare nei 5.000m che sono la mia specialità senza però tralasciare i 1.500m che ho fatto finora.
Foto Luca Coluccia/trackarena.com