Il 31 marzo si avvicina e gli atleti di tutta Italia stanno iniziando a stringere i chiodi sotto le scarpe, pronti a sprintare alla ricerca della miglior poltrona del cinema.
”Race – il colore della vittoria ” racconterà le gesta del Fulmine d’ebano, Jesse Owens, leggenda popolare ed icona per tutti gli innamorati dell’Atletica Leggera. Il film della Eagle Pictures si sofferma in particolar modo sulla vita che gli afroamericani dovevano ancora subire agli inizi del ‘900, dalle cui retrovie spunta Jesse Owens, prima solo atleta poi faro di speranza per la popolazione di colore d’America.
La carriera di Owens è stata tanto luminosa quanto veloce, (come le sue gambe del resto) ma per quali vittorie in particolare è ricordato quel velocissimo ragazzino che un giorno decise di consacrarsi all’Atletica leggera?
1- Il ”Giorno dei giorni ”
25 maggio 1935. Siamo al Big Ten, uno dei maggiori meeting del circuito universitario, rassegna in cui si scontrano alcune dei più importanti atenei del Middle West.
A dir la verità, ad Owens non servì un giorno intero per prendersi il mondo, ma solo 75 minuti.
La sua ascesa iniziò con le 100 yard, in cui, di nuovo, pareggiò il record del mondo con 9”4. Riscaldatosi con questa prima e grandiosa sgambata, passò alle 220 yard, che a quei tempi si correvano in rettilineo. Fu la gloria anche per quell’evento: 20”3, nuovo record del mondo.
Appena il tempo di montare gli ostacoli sulle 220 yard e Jesse Owens distrusse il primato mondiale ancora una volta, con 22”6.
La sua ultima fatica è forse la più importante, perchè resistette agli arrembaggi per 25 anni: nel primo ed unico tentativo nella gara di salto in lungo, Jesse Owens atterrò ad 8,13m , primo uomo capace di abbattere il muro degli 8 metri. Lo storico record di salto in lungo cadde nel 1960 ad opera di Ralph Boston, che riuscì a saltare fino ad 8,21 per poi, qualche mese dopo, vincere l’oro alle Olimpiadi di Roma.
2 – Berlino 1936 ed i 4 ori Olimpici
La leggenda iniziò il 2 agosto del 1936, con la batteria dei 100m, un’inezia per Owens, che dette una decina di metri al secondo, il giapponese Sasaki. Il pomeriggio stesso, il fulmine dell’Ohio stabilì il record del mondo nei quarti di finale, purtroppo non omologabile a causa del vento troppo generoso.
Il 3 agosto, il primo colpo di scalpello venne dato con forza, non solo all’Atletica ma anche all’ipocrisia nazista: Jesse Owens vinse i 100m in 10”3, davanti al connazionale Ralph Metcalfe, anch’egli afro-americano.
Archiviato il primo oro, il 4 agosto scoccò l’ora del salto in lungo, gara in cui Owens rischiò una clamorosa eliminazione a causa dei primi due salti nulli. L’aiuto venne nel modo più inaspettato da un atleta tedesco, uno dei favoriti: Luz Long.
Long disse a Owens: “ Parti più indietro”. Owens seguì il consiglio, raggiungendo l’accesso all’agognata finale, programmata per il pomeriggio.
I due iniziarono una lotta senza esclusione di colpi. Owens, saltò prima 7,94m e poi rifinire il tutto col primo salto oltre gli 8m metri mai visto alle Olimpiadi, ovvero: 8,06m.
Owens non fece complimenti a nessun neanche nei 200m: vinse la semifinale in 21”3 e la finale in 20”7.
Jesse Owens, Ralph Metcalfe, Foy Draper e Frank Wykoff si presentarono infine per la finale della staffetta 4×100; era il 9 agosto del 1936.
La partenza dai blocchi di Owens fulminò il resto delle compagini, a cui non restò altro che assistere alla strabordante superiorità degli USA e dei suoi magnifici atleti di colore. Il cronometro segnò 39”8 , record mondiale che durò per 20 anni, fino al 1° dicembre del 1956.
3– Lo schiaffo all’ipocrisia nazista ed alla millantata ”superiorità ariana”
Quella di Berlino 1936 non fu soltanto una edizione olimpica fatta di sport e glorie, ma al suo interno sciamò come un virus la politica, soprattutto quella del partito nazista tedesco e del suo artefice Adolf Hitler, il quale cercò in tutti i modi di esaltare le sue idee con sfarzi, magnificenze ma anche segregazioni e proibizioni.
I quattro ori di Owens non furono solo medaglie fredde ed anonime:furono quattro rivincite per la popolazione afro-americana, quattro schiaffi alla distorta moralità sociale di Hitler e del partito nazista.
Quella che nella mente del Cancelliere tedesco doveva essere ricordata come l’Olimpiade della supremazia ariana, verrà sempre attribuita alla figura di Jesse Owens ed alla sue immense vittorie.
Owens verrò ricordato sempre come colui che, senza l’uso di armi, riuscì a sconfiggere su un terreno diviso in corsie lo sguardo gelido e metallico di Hitler, mostrando al mondo la fragilità della distorta utopia nazista, mandata al tappeto da un fiero afro-americano dell’Alabama, perpetrando lo spirito dell’atleta, ardito nella competizione e sincero nell’amicizia.
Come viene detto nel film Race: ” Non esiste bianco o nero, ma solo veloce o lento”.