L’uomo che si addormentò alla maratona olimpica del 1912 e la finì nel 1967

tumblr_mu56xcQIwc1sk4mcfo2_1280Il Giappone in questi ultimi periodi sta vivendo un momento di gloria grazie a poderosi podisti che riescono a sfrecciare veloci anche in tenuta da impiegato. Eppure, la storia del padre di tutti i maratoneti nipponici è curiosa quanto appassionante nel suo lato umano.

Se vi recate nel paese del sol levante, e citate il nome di Shizo Kanakuri, tutti vi ricorderanno con un sorriso questa figura sportiva.

Kanakuri era già un valente corridore quando decise, stoicamente, di partecipare alla Maratona Olimpica del 1912 in Svezia, più precisamente a Stoccolma. Kanakuri quell’anno deteneva il record stagionale con 2h32’45”.

Purtroppo, il viaggio per Stoccolma era molto costoso e Kanakuri non disponeva del denaro sufficiente per coronare il suo sogno.

Alla Scuola Normale Superiore di Tokyo si sparse la voce che Shizo, studente presso la suddetta università non sarebbe stato della partita olimpica, suscitando nei colleghi una grande empatia verso il corridore. Fu organizzata una enorme ”colletta” alla quale partecipò tutto l’ateneo, fino al preside,  il mitico Jigoro Kano, fondatore del Judo.

La generosità dette i suoi frutti: fu raccolta una somma pari a 154.000 euro attuali, la cui maggior parte servì per pagare il lungo viaggio, il quale non fu fatto con un veloce aereo di linea odierno.

Shizo Kanakuri entrò nel treno Shinbashi – Tsuruga il 16 maggio 1912. Da Tsuruga, un semplice traghetto fece approdare il corridore in Russia dove, da Vladivostok, Kanakuri prese la Transiberiana, direzione Mosca. Dopo 18 giorni di viaggio, gli occhi di Kanakuri poterono posarsi sulla città di Stoccolma.

Il 14 luglio nella capitale svedese fu una giornata terribile: 32 gradi nell’aria ed una maratona da correre. 

Secondo i regolamenti dell’epoca,  rifornimenti o spugnaggi durante la gara non erano permessi. Molti atleti ebbero grandi problemi, addirittura ci fu un decesso: il portoghese Francisco Lazaro, durante la corsa, si accasciò a terra, disidratato, pagando con la vita la sua partecipazione.

Verso il 30° km, Kanakuri era secondo, alle spalle del Sudafricano McArthur, quando, stremato, si accorse che una signora a bordo strada gli stava gesticolando per offrirgli aiuto.

Kanakuri, evidentemente troppo stanco per continuare,  si lasciò aiutare dalla signora svedese, la quale offrì al giapponese un bicchiere di succo. Nel giardino, la signora aveva anche un piccolo divano, che indicò a Kanakuri per farlo riposare.

Pochi minuti di riposo e poi posso ripartire” pensò Kanakuri quando si lasciò andare sul divano della gentile signora, ma quando si rialzò erano passate ben 10 ore.

A maratona finita, nessuno vide arrivare Shizo Kanakuri (addormentato su un divano) e la macchina dei soccorsi si mise in moto ma senza trovare l’atleta giapponese il quale fu iscritto nel registro delle persone scomparse.

Kanakuri tornò in Giappone con mezzi di fortuna e continuò la sua attività di corridore, gareggiando anche ad Anversa 1920 e Parigi 1924. 

Il nome di Kanakuri rimase celebre in Svezia come il ”maratoneta scomparso” , tutto ciò fino al 1962, anno in cui il nome del giapponese uscì dal registro delle persone scomparse in Svezia. Un giornalista svedese, interessato alla curiosa storia, cercò in tutti i modi il nome di Kanakuri in Giappone, ritrovandolo come professore di geografia alle scuole medie.

Nel 1967, Stoccolma festeggiò i 55 anni dell’Olimpiade e decise di invitare Shizo Kanakuri in Svezia per fare ciò che non riuscì a fare nel 1912: completare la sua maratona.

A 76 anni, Shizo Kanakuri accettò l’invitò e, portato nel luogo in cui 55 anni prima si addormentò, riprese la maratona proprio dove l’aveva lasciata, a 10 km dal traguardo.

Kanakuri completò la maratona olimpica del 1912 col tempo di 54 anni 8 mesi 6 giorni 5 ore 32 minuti 20 secondi e 3 decimi con gran soddisfazione di tutti gli astanti e di Kanakuri stesso, finalmente riappacificatosi con quegli ultimi chilometri, messi da parte per un bicchiere di succo ed un sonno beato.

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