E’ proprio di queste ore la notizia che, durante il Consiglio della World Anti-Doping Agency (WADA) che si è svolto a Montreal, l’Agenzia Nazionale Antidoping keniana è stata ufficialmente dichiarata non conforme alle norme contro il doping richieste dalla WADA stessa.
Nello stesso consiglio, inoltre, si è dibattuto riguardo la possibilità di istituire un’autorità indipendente controllata dal CIO (Comitato Olimpico Internazionale) per i controlli antidoping e, soprattutto, riguardo la necessità di maggiori finanziamenti per il controllo degli atleti.
A fare pressione per una maggiore rigorosità in tema di pulizia contro il doping sono stati gli stessi membri del Comitato Atleti della WADA, che hanno chiesto conseguenze più severe per coloro che fanno uso di sostanze proibite e maggiori controlli.
“Noi comprendiamo che, nel clima attuale, con i numerosi casi e accuse per doping, abbiamo molto lavoro da fare per garantire uno sport pulito“, ha affermato Sir Craig Reedie. “Vista l’imminenza dei Giochi di Rio, è sicuramente urgente effettuare numerosi controlli e posso assicurare che prenderemo questa responsabilità molto seriamente.“
Durante il Consiglio, l’Agenzia Nazionale Antidoping del Kenya (ADAK) è stata dichiarata non conforme alle norme con effetto immediato. Alle autorità del Kenya erano state date una serie di scadenze per l’introduzione di una proposta di legge per combattere il doping; tuttavia, a seguito di un incontro avvenuto il 2 maggio la WADA ha constatato che le questioni in sospeso non erano ancora state affrontate ed ha dunque dichiarato non conforme l’Agenzia keniana.
Inoltre, anche l’Organizzazione Nazionale Antidoping della Polonia (NADO) è stata aggiunta alla ‘watchlist’ della WADA: per essere conforme al codice WADA, la Polonia dovrà risolvere la situazione entro il 12 agosto, data di scadenza fissata dall’Agenzia Internazionale stessa.
Un’ulteriore notizia legata al doping è stata annunciata dal New York Times proprio durante lo svolgimento del Consiglio: il giornale statunitense, infatti, ha affermato che decine di atleti russi ai Giochi di Sochi, tra cui almeno 15 vincitori di medaglie, facevano parte di un programma di doping di stato. “Si può essere certi che la WADA esaminerà immediatamente queste accuse supplementari“, ha fatto subito sapere Reedie.