L’obbiettivo di queste Olimpiadi di Rio, che sono iniziate questa notte con la cerimonia di apertura, sarà quello di uno sport pulito e senza doping.
Negli ultimi anni il doping si è notevolmente evoluto creando difficoltà ai laboratori anti doping che spesso non riescono a stare al passo con il suo sviluppo. Si sospetta la nascita di un nuovo tipo di doping, particolarmente pericoloso, che va a modificare il patrimonio genetico dell’atleta in modo da fargli creare in modo naturale le sostanze che riescono a fargli avere performance migliori.
Si chiama doping genetico e per la prima volta è stato disposto un test che ne controlli l’utilizzo. Nel 2003 la WADA lo ha inserito tra le pratiche proibite e al giorno d’oggi sono in corso molti studi sull’argomento.
Il test che verrà effettuato dopo le Olimpiadi sarà mirato a cercare l’ormone eritropoietina, conosciuto come EPO, che regola la produzione di globuli rossi ed aumenta quindi l’apporto di ossigeno. L’EPO viene usato nei pazienti che, spesso dopo aver seguito dei cicli di chemioterapia, riscontrano una grave anemia.
A seguito di vari studi sono stati riscontrati alcuni geni che potrebbero essere utilizzati dagli atleti; il gene IGF-1 ad esempio sarebbe in grado di far sviluppare più velocemente i muscoli.
Ma perché gli atleti dovrebbero ricorrere a queste pratiche? I test anti doping sono ormai in grado di riconoscere quando un atleta fa uso di EPO, inserendo il gene modificato con iniezioni intramuscolo il corpo produrrebbe in modo “naturale” la sostanza di cui la persona pensa di aver bisogno per migliorare le proprie prestazioni senza che i test rivelino la sua presenza.
Le sostanze dopanti sono molto pericolose sia per la salute dell’atleta che per la sua carriera dato che una positività a un test antidoping comporta la perdita di credibilità, la perdita di sponsor e gruppi sportivi, la perdita di medaglie e risultati e la perdita di soldi vinti durante le gare. Con il doping genetico il rischio per la salute dell’atleta è ancora maggiore rispetto alle normali pratiche illecite e può comportare conseguenze molto gravi, fino alla morte.
Sono molti gli atleti e allenatori che vorrebbero proporsi per testare queste nuove ricerche, che ricordiamo vengono fatte per curare gravi patologie e non per far migliorare un atleta, incuranti del rischio che corrono.