Le Olimpiadi di Rio de Janeiro stanno regalando agli appassionati di atletica delle gare di altissimo contenuto tecnico e con colpi di scena eclatanti, che esse siano concorsi o gare di corsa. Non è stata da meno la finale dei 1500 metri donne che ha visto battuta la detentrice del record del mondo e iridata di pechino Genzebe Dibaba, favoritissima alla vigilia. A mettersi la medaglia d’oro al collo è stata la kenyana Faith Kipyegon.
La gara è stata quasi una replica della finale dei campionati europei di Amsterdam, con un inizio di gara dove nessuna ha avuto intenzione di prendere iniziativa. Il passaggio è ai primi 400 metri è stato infatti di 1’16″57 da parte della britannica Laura Weightman.
La prima leggera accellerazione è stata data dall’altra inglese Laura Muir e l’etiope Bedu Sado, facendo si che il passaggio agli 800 metri fosse di 2’27″11, sempre troppo lento per provare a staccare la superfavorita Genzebe Dibaba, che decide di prendere l’iniziativa e tentare di mettere già fine alla gara.
All’attacco della Dibaba non si fanno trovare sorprese l’iridata indoor Sifane Assane, beffata in una maniera simile a Amsterdam, e la kenyana Faith Kipyegon, che in quel momento si trovavano nelle retrovie del gruppo, iniziando a risalire mentre l’etiope continuava a macinare la pista sotto di se.
Alla campana dell’ultimo giro Genzebe Dibaba guidava un terzetto composto da lei, dalla Kipyegon e dalla Muir, che aveva staccato il gruppo delle altre. Il passaggio della Dibaba ai 1200 è stato di 3’23″90 e, mentre la Kipyegon teneva il passo dell’etiope, la britannica Muir e la Assan cedevano leggermente rendendo possibile il riento dell’americana Jenny Simpson, nascosta fino a quel momento.
L’azione decisa e decisiva della Kipyegon è avvenuta a 200 metri dalla fine, dove decide di passare in testa per affrntare la curva finale internamete e avere un ingresso sul rettilineo finale migliore rispetto alla Dibaba, mentre nella lotta per la medaglia di bronzo la Hassan la Simpson e l’americana Shannon Rowbury raggiungono Laura Muir gli utimi 100 metri di gara.
La lotta per la medaglia d’oro vede alla fine la vittoria dell’atleta che si era portata davanti all’ingresso del rettilineo con il tempo di 4’08″92, con un ultimo giro fatto in 58″79. Argento a sorpresa per Genzebe Dibaba che chiude la sua prova in 4’10″27.La bella lotta per il bronzo vede la vittoria dell’atleta a stelle e strisce Jenny Simpson, che con un finale poderoso chiude in 4’10″53: strano a dirsi ma, sia per l’Etiopia che per gli Stati Uniti si tratta della prima medaglia a cinque cerchi nei 1500 femminili.
Ieri invece nella mattinata la finale dei 3000 siepi. Erano due i favoriti: Conselius Kipruto, che quest’anno è andato più volte vicino al muro degli 8 minuti e ottimo atleta di passo, e il connazionale Ezekiel Kemboi, l’ormai immortale sprinter degli ultimi 200 metri, maestro di gare tattiche.
Kipruto, conoscendo evidentemente le capacità di Kemboi imprime subito alla gara un ritmo di alto livello, con passaggi ai mille di 2’41 e ai duemila di 2’44. Kemboi decide di stare nelle retrovie e attendere, mentre decide di tenere il passo del giovane keniano lo statunitense Evan Jeger, mentre il campione europeo Mahiedine Mekhissi decide, dopo un primo kilometro con i due in testa, che è meglio conservare le energie per uno sprint finale, visto il ritmo forsennato.
L’ultimo kilometro è quello decisvo: Kemboi decide di riportarsi in coda al duo di testa per provare attaccare come consueto dopo il terzo ostacolo del terzo giro. Kipruto si accorge della presenza di Kemboi e decide di attaccare gli ultimi 500 metri. Jeger e Kemboi provano a star dietro: il primo a staccarsi è propio l’iridato keniano. Successivamente si stacca anche lo statunitense lasciando così l’ultimo rettilieno ai festeggiamenti per la prima medaglia d’oro olimpica a Konselius Kipruto, che sigla anche il nuovo Record Olimpico con 8’03″28. Medaglia d’argento per un coraggiosissimo Evan Jeger, ripagato per quanto fatto vedere in gara, e terzo posto con gli ultimi 50 metri passeggiati per Ezekiel Kemboi.
Terzo posto che non vale la medaglia di bronzo: sul terzo gradino del podio va infatti il quarto classificato Mehiedine Mekhissi, dopo un ricorso della Federazione Francese, accettato dalla IAAF, dato che Kemboi, dopo una riviera, ha messo due piede fuori dalla pista, che non può essere eseguito secondo la regola 163.3d.
Nella notte italiana pioggia di medaglie per gli atleti statunitensi. Doppietta a stelle e strisce nella bella gara di lungo vinta al penultimo salto da Tianna Bartoletta con la misura di 7.17 strappando la testa della gara per soli due centimetri alla connazionale Brittney Reese che all’ultimo turno di salti prova nuovamente il sorpasso con un salto da oltre 7 metri, ma che non vale l’oro.
Bronzo, che prima dei salti delle due statunitensi era oro, per serba Ivana Spanovic, non lontano dalle due atlete d’oltreoceano, avendo saltato 7,08. Non entra nelle 8 che possono effettuare i tre salti di finale l’unica russa dell’atletica Darya Klishina, che sotto tutte le pressioni subite e col rischio di non gareggiare sorto all’ultimo, chiude nona con la misura di 6,63.
Doppietta 100-200 per Elaine Thompson che dopo aver vinto i 100 si impone anche sulla doppia distanza su Dafne Schippers. Dopo un ottima partenza la giamicana si trova davanti di due metri sull’olandese, che, pur contando su una progressione fantastica, non riesce a riportasi davanti.
Oro dunque per la Thompson con 21″78, alla ricerca ora della tripletta con la 4×100 della Giamaica; argento con 21″88 all’olandese volante Dafne Schippers dopo l’oro iridato sulla distanza a Pechino. Bronzo per gli USA con Tori Bowie che chiude in 22″15.
Foto: Getty Images for IAAF