Sembrava non avessero bisogno del doping per “volare”, eppure oggi mi crolla un mito.
In pochi giorni il Kenia si è rovinato la reputazione costruita in anni e anni di successi incontrastati (solo 10 casi di doping dal 1993 al 2009). Ben 4 atleti infatti sono risultati positivi a sostanze proibite.
Il nome più importante è sicuramente quello di Mathew Kisorio, secondo ai Campionati del Mondo Junior del 2008 sui 5000m e detentore della 3° miglior prestazione di sempre sulla mezza maratona (58’46”), risultato positivo a steroidi anabolizzanti.
Gli altri sono Rael Kiyara (2h 23′ 47″ alla maratona di Amburgo) positivo al nandrolone, Jemima Jelagat Sumgong (2h 31′ 45″ sulla maratona) positiva al cortisone e Ronad Kipchumba (Campione del Mondo Junior sui 3000st nel 2004 a Grosseto) trovato con tracce di EPO nel sangue alla Maratona di Linz.
Notizie che spiazzano, innanzitutto perchè non si pensava che il Kenia potesse essere contaminato dal doping, ma anche perchè gli atleti in questione sono atleti ormai di “secondo livello” (a parte Kisorio).
Naturalmente sono arrivate prontamente le difese degli atleti. Kisorio e Kiyara dicono di essere stati sottoposti dallo stesso dottore ad una cura per l’influenza, mentre Jemima dice di aver ricevuto il cortisone in una clinica di Brescia dove è stata curata per un problema al bacino.
L‘allenatore di Kisorio e Jemima, Claudio Berardelli, commenta scioccato: “E’ inaccettabile che atleti del calibro di Kisorio utilizzino doping. Merita i due anni di squalifica”. Mentre riguardo il caso della Jemima dice che se è necessario sarà intrapresa un’azione legale contro la clinica bresciana.
Nessuno dei quattro atleti faceva parte della squadra olimpica, ma ciò non migliora la situazione, anzi.