È notizia di qualche giorno fa quella della scelta della primatista italiana indoor e outdoor di asta Anna Giordano Bruno di mettere fine alla sua attività agonistica. La spinta che l’ha fatta arrivare ad una decisione così drastica è arrivata dalle grandi prospettive che arrivano dalla sua carriera universitaria (è ricercatrice in matematica all’ateneo di Udine e le hanno offerto un posto da docente), ma sopratutto dalla grande delusione patita dalla mancata convocazione alle olimpiadi di Londra, nonostante possedesse tutti i requisiti (aveva ottenuto il minimo A nel 2011 e lo ha confermato l’appena scorso anno addirittura alla prima uscita) e avesse vinto il titolo italiano agli assoluti di Bressanone.
L’atleta non è tesserata in un gruppo sportivo militare , e può quindi considerarsi a tutti gli effetti una non professionista, poiché anche se questo può sembrare strano agli occhi di molti, tra le sue passioni per la matematica e per l’atletica, sin dall’inizio ha scelto di fare della prima il suo lavoro, lasciando che l’atletica rimanesse per lei davvero uno sport, un’attività impegnativa e divertente.
Anna Giordano Bruno, pordenonese ma tesserata per l’Assindustria Sport Padova, appende le scarpe al chiodo a 32 anni col personale di 4.60 (4.50 indoor) e con un palmares di tutto rispetto, con all’attivo 11 primati italiani (3 al coperto e 8 all’aperto, tuttora suoi), 11 titoli italiani (9 assoluti e 2 giovanili). Ha vestito inoltre la maglia azzurra in 3 europei (uno outdoor e due indoor), 2 mondiali (entrambi all’aperto) e in una edizione dei giochi del Mediterraneo nella quale ha conquistato una medaglia di bronzo.
Personalmente non mi sento affatto di giudicarla, ha scelto sin dal principio la sua strada e seguito i propri ideali, una scelta molto coraggiosa al giorno d’oggi. È una notizia triste per l’atletica italiana, ma è lecito pensare che, in circostanze diverse (appunto l’olimpiade), ora non staremmo leggendo nessun articolo.
Forse qualcuno dovrebbe farsi un esame di coscienza.
I dirigenti Fidal, o chi per loro ha deciso i partecipanti alle olimpiadi di Londra, dovrebbero farsi delle domande; ma forse continueranno a non importarsene niente…
lei è una vittima dei nostri dirigenti… si spera che con il nuovo quadriennio qualcosa cambi…
Ha condotto parallelamente a quella sportiva, una carriera universitaria… ha tutto il mio rispetto!
l’assindustria non le dava secondo me il sostegno economico giusto,sfortunata non so perchè non abbia avuto la possibilità di entrare in un corpo militare…buona fortuna a lei! 🙂
Non sempre i migliori vengono scelti: purltroppo i derigenti fidal si creano da soli delle scusanti o delle condizioni che li porta a fare una scelta, che in questo caso è sbagliata.
Non è entrata in un corpo militare per sua scelta, quando le hanno offerto questa possibilità stava finendo il dottorato di ricerca in matematica pura ed ha scelto questa strada: lo sport doveva rimanere una attività “fatta per sport”!
Ha fatto sicuramente la scelta giusta.
In Italia purtroppo con l’atletica e con tanti altri sport non ci si guadagna da vivere. Tutti i sacrifici che si fanno per allenarsi (e magari contemporaneamente lavorare e/o studiare) alla fine si riescono a sopportare solo per la grande passione per questa magnifica disciplina.
La dirigenza Fidal sa solo prendersi i meriti dei successi degli atleti di punta per poi buttarli dentro al secchio dell’immondizia quando questi finiscono la loro carriera, quando invece potrebbero sfruttare la loro espereinza per far crescere i giovani.
Questa è l’Italia dell’atletica purtroppo!
Un grande peccato!
Un vero peccato!