Sergey Bubka, il più grande astista di sempre.
La sua vita è stata (e lo è tutt’ora) interamente dedicata all’atletica e soprattutto al salto con l’asta. Per interamente si intende anche a livello temporale: passano solo 9 anni dalla sua nascita nel 1963 al 1982, anno in cui inizia a praticare la disciplina che lo porterà ad entrare nella storia. La sua famiglia apparteneva alla classe operaia, quindi non proprio ricca, e il padre, che faceva parte dell’Armata Rossa, non voleva che lui perdesse tempo con lo sport, ci teneva che lui e il fratello Vasily seguissero la carriera militare. Tuttavia Sergey non se la sente di abbandonare l’atletica e continua per la sua strada.
A 15 anni però il divorzio dei suoi genitori rischia di minare la sua carriera sportiva. Per fortuna il suo allenatore Vitalij Petrov decide di accoglierlo con se: aveva già capito di avere sotto gli occhi un futuro campione.
Sergey esordisce ufficialmente nel 1980, con un “misero” personale stagionale di 5,10m. Aveva 17 anni a quel tempo, e pensate che il Record Italiano della categoria Allievi è 5,11m , raggiunto solo nel 2008. La sua prima uscita internazionale avviene l’anno dopo agli Europei Junior dove si classifica 7°. Il nome di Bubka quindi inizia a fare capolino nelle graduatorie ma di certo nessuno si aspettava che da lì a qualche anno avrebbe conquistato la scena del salto con l’asta.
Non bisogna attendere molto: nel 1983 infatti vince quasi a sorpresa la prima edizione dei Campionati del Mondo con la misura di 5,70m. Aveva solo 19 anni. Questa è solo la prima medaglia d’oro iridata delle sei che gli garantiranno il primato per aver vinto 6 volte consecutive i Campionati Mondiali. Attualmente nessuno è riuscito a fare di meglio.
Il 26 maggio 1984 però arriva un altro grande traguardo: il primo record del mondo con la misura di 5.85m, strappato al francese Thierry Vigneron, l’unico che è riuscito a superare un suo record (prontamente ripreso durante la stessa gara). Sergey ha avuto un rapporto particolare con i record del mondo, anzi, possiamo dire che è diventato famoso proprio grazie a quelli.
Durante la sua quasi ventennale carriera ne ha stabiliti infatti ben 35, 17 outdoor e 18 indoor. La sua particolarità era di aumentarli poco per volta, spesso anche a intervalli di un centimetro. Molti affermano che se non avesse centellinato i record sarebbe potuto arrivare molto più in alto. Il motivo principale era che gli sponsor e gli organizzatori dei meeting lo pagavano ogni volta che stabiliva un record del mondo, la Nike gli dava addirittura 40,000$ a record, fate voi il conto. Questo atteggiamento però gli ha fatto perdere parecchi sostenitori, che ormai lo consideravano un calcolatore e un mercenario.
D’altra parte bisogna proprio ringraziare questa “mercificazione” del record poiché il tanto clamore suscitato ogni volta ha portato piano piano la gente ad interessarsi al salto con l’asta, disciplina praticamente ignota al tempo, fino a farla diventare una delle gare più seguite durante le manifestazioni di atletica. Tutta la ricchezza accumulata però ha attirato l’attenzione della mafia russa che voleva ricevere la sua parte. Bubka ha rifiutato e ha ricevuto parecchie minacce di morte, costringendolo a girare con una guardia del corpo fin dagli anni 90.
Ritorniamo alla storia però. E’ a Parigi che Sergey mette definitivamente la sua firma nella storia del salto con l’asta. E’ passato poco più di un anno dal suo primo record del mondo (nel frattempo ne aveva fatti altri 3), quando il 13 luglio 1985 Bubka riesce a colmare quei 15 centimetri che mancavano per superare la soglia dei 6 metri, misura al tempo ritenuta impossibile da raggiungere. 6 metri equivalgono a due piani di un palazzo. Provate ad uscire di casa e ad alzare la testa, vi renderete conto dell’impresa che l’atleta ucraino è riuscito a compiere.
Da qui Bubka è inarrestabile. Nel 1991 supera la fatidica soglia dei 6.10m, ovvero 20 piedi, a Malmo in Svezia. Tre anni dopo a Sestriere, qui in Italia, stupisce pubblico e commentatori, che lo consideravano già un atleta in declino, superando l’asticella a 6.14m e stabilendo il record del mondo tutt’ora imbattuto. Anche se c’è da dire che la misura più alta che ha raggiunto è stata 6.15m, ottenuti però al coperto nella sua Donetsk.
Come già detto ha vinto tutte le edizioni dei mondiali dal 1983 al 1997, ma è proprio nell’ultima che ha avuto luogo la sua gara più emozionante.
In tre avevano raggiunto la misura di 5.91, il russo Maksym Tarasov e lo statunitense Dean Starkey. I due sfidanti avevano superato l’asticella al terzo tentativo mentre Bubka al secondo. La misura successiva è 5.96. Starkey sbaglia, mentre Tarasov la supera al primo tentativo. Qui Bubka fa una scelta che dovrebbe essere studiata nei manuali di qualsiasi sport: decide di non saltare e di passare a 6.01, misura che solo lui e un altro paio di atleti erano riusciti a raggiungere. Sergey così porta la competizione dal piano fisico a quelli psicologico. Tarasov infatti aveva come personale 6.00 e 6.01 sarebbe significato per lui il personale. Inoltre solo altri due atleti oltre Bubka erano riusciti a raggiungere quella misura. Nel frattempo Starkey aveva deciso di conservare i due tentativi rimasti per la misura successiva in modo da non essere tagliato fuori dai giochi. Dopo il primo tentativo a 6.01 solo Bubka era riuscito a superarlo. Starkey esce di gara dopo aver fallito anche il secondo tentativo mentre Tarasov tenta il tutto per tutto utilizzando i due tentativi rimasti per provare 6.06. Sapete già come è andata a finire. Il russo sbaglia entrambi i salti e consegna nelle mani dell’ormai 33enne Bubka il sesto oro mondiale consecutivo.
In tutto questo però vi starete chiedendo: che fine hanno fatto le olimpiadi?
Avete ragione. Paradossalmente il saltatore ucraino è riuscito a vincere solo una volta la tanto ambita medaglia d’oro, a Seul nel 1988. Sicuramente avrebbe vinto anche quella di Mosca 1984 se l’URSS non avesse deciso di boicottarle. Nel 1992 a Barcellona invece lascia tutti attoniti quando sbaglia due tentativi a 5.70, fallendo anche quello che si era conservato per 5.75. mentre è costretto a saltare le olimpiadi di Atlanta 1996 a causa di un infortunio al tendine di achille. Curiosa la vicenda di Atlanta 2000 invece. La gara era stata posticipata di 3 ore a causa del forte vento e Bubka era reticente a gareggiare proprio per questo motivo. Alla fine decide di gareggiare ma fallisce tutti e tre i tentativi già a 5.70, la misura di ingresso. Sergey aveva predetto che la gara “sarebbe stata un incubo” e che “avrebbe vinto chi sarebbe riuscito a rimanere in vita”.
Tuttavia la sua sfortuna riguardo le olimpiadi è facilmente perdonabile visto che è compensata dalle sue gesta in tutte le altre manifestazioni. Bubka ha superato i 6 metri per ben 44 volte, più di tutti gli altri saltatori messi insieme. Il segreto del suo successo era l’utilizzo di aste più rigide e più lunghe. Attenzione, questo non vuol dire che era avvantaggiato sugli altri. Utilizzare un’asta più lunga e rigida significa portare un peso maggiore durante la corsa, inoltre per poterla flettere bisogna correre ancora più veloce. Bubka era l’unico che se lo poteva permettere. La sua corsa con l’asta in mano raggiungeva infatti i 35km/h di media, velocità raggiunta dai velocisti professionisti nei 100m. Un altro piccolo stratagemma era impugnare l’asta più in alto del solito. Questo gli dava più margine ma meno stabilità. Tutte queste cose insieme sono andate a formare lo stile Petrov/Bubka, uno dei tanti utilizzati dai saltatori con l’asta, probabilmente il migliore.
Nel 2001 decide di ritirarsi dalle competizioni, ma non per questo allontanarsi dall’atletica. Attualmente infatti è il presidente del Comitato Olimpico Ucraino e il vice-presidente della IAAF. Inoltre dal 2002 al 2006 ha fatto parte del Parlamento ucraino ed era il responsabile dello sport, politiche giovanili e del turismo.
Con tutti i soldi che ha guadagnato grazie ai suoi record del mondo si è comprato auto di lusso e una casa a Montecarlo, ma ha anche fondato il “Bubka Sport Club” una società di atletica leggera che si pone l’obiettivo di fare sport ai ragazzi per evitare che rimangano per strada con 10 allenatori pagati interamente da lui, è socio fondatore della “Laureus World Sports Academy” e ha sostenuto parecchi progetti benefici tra i quali la lotta contro la tubercolosi e il sostegno alle vittime del disastro di Cernobyl.
Passano solo 9 anni…..dal 1963 al 1982!credo volessi scrivere altro, proprio appena inizia l’articolo!
No, è per dire che da quando è nato sono passati solo 9 anni prima che prendesse in mano l’asta
Molto bella questa storia, complimenti 🙂