Valery Borzov nasce a Sambir, in Ucraina il 20/10/1949. Fin dalla giovanissima età, il piccolo Valery dimostra una buona propensione alla corsa veloce, iniziando col rincorrere il suo cane. Borzov iniziò a farsi notare durante le gare scolastiche, in cui il giovane ucraino predominava su tutti gli avversari coetanei e non, raggiungendo punte di velocità già notevoli per la sua precoce età. A tredici anni uno studio statistico nazionale lo selezionò come uno dei giovani sportivi più promettenti di cui l’Unione Sovietica potesse usufruire in un futuro prossimo e quindi da tenere d’occhio.
A diciassette anni, Borzov entra all’Istituto di Cultura Fisica e di Sport a Kiev, luogo in cui farà la conoscenza sportiva più importante della sua carriera: il suo allenatore e fisiologo Valentin Petrovsky, il quale trasformerà del tutto la vita atletica di Borzov.
Avvalendosi delle più moderne tecniche di allenamento, e aiutato in gran parte dallo stato, per cui lo sport aveva una grande rilevanza propagandistica, Borzov viene plasmato da Petrovsky, il quale, oltre a portare il suo atleta in pista a eseguire allenamenti di tecnica e di lattacido, faceva lunghissime sedute di studio tecnico, analizzando le metodologie di corsa dei più grandi velocisti del tempo, focalizzando l’attenzione sugli angoli di proiezione, sui tempi di reazione e sull’aerodinamicità del movimento di corsa.
Dopo questa metodologia di allenamento, Borzov è stato considerato come un atleta creato in laboratorio, quasi artificiale; ognuno può essere d’accordo o meno sull’allenamento del sovietico, sta di fatto che comunque, queste sedute tecniche inculcarono in Borzov una grande consapevolezza del gesto e una grande propriocettività del proprio corpo, riuscendo ad esprimere una tecnica sopraffina.
Nel 1969, non ancora ventenne, Borzov viene convocato per partecipare agli europei di Atene, dove viene schierato sui 100 m e da cui ci si aspetta una probabile medaglia, possibilmente d’oro.
In finale, la tensione è palpabile per tutti. Alla partenza vanno subito davanti Borzov e il francese Sarteur, seguiti dallo svizzero Clerc. Gli atleti si buttano sull’arrivo, e il tempo è di quelli che lascia col fiato sospeso: sia Borzov e Sarteur hanno varcato l’arrivo in 10″4; dopo una consultazione e un controllo, la vittoria viene aggiudicata al sovietico, il quale può finalmente esultare il suo primo oro in campo internazionale. Sarteur si prenderà la sua rivincita nella staffetta 4×100, nella quale esegue, insieme alla squadra francese composta anche da Bourbellon, Fenouil e St. Gilles, il record dei campionati con 38″8, battendo proprio la staffetta dell’Unione Sovietica, nella cui ultima frazione, Borzov prova una rimonta impossibile, chiudendo in 39″3 e una medaglia d’argento.
Borzov torna in patria come un grande astro nascente che va tutelato e allenato per le grandi imprese che bussano alla porta, tentanto una possibile doppietta agli europei dei 1971 ma soprattutto cercando il posto più alto del podio alle Olimpiadi di Monaco del 1972.
Dopo un intenso anno di allenamenti e vittorie in campo nazionale e internazionale ( oro agli europei 1970 indoor con 6″6 nei 60), nel 1971 Helsinki apre le porte agli atleti europei del decimo campionato continentale.
Borzov arriva come uomo da battere nei 100 e nei 200, gara in cui è schierato anche un certo Pietro Mennea.
L’atleta sovietico sbaraglia letteralmente la concorrenza lasciandosi dietro, nei 100, il tedesco Gerhard Wucherer e nei 200 sempre un altro tedesco, Franz Peter Hofmeister, chiudendo le due gare rispettivamente con 10″26 e 20″30 ma soprattutto con altri due ori continentali che confermano la sua egemonia sulla velocità europea nonché un discreto biglietto da visita per le imminenti Olimpiadi.
Monaco ’72, purtroppo, è rimasta nell’immaginazione collettiva soprattutto per il massacro terroristico eseguito contro la nazionale israeliana e dalla quale uscirono uccisi undici ostaggi più i terroristi, ma anche dopo il grave misfatto che ha insanguinato per sempre il nome di quell’edizione olimpica, i giochi non si fermarono, anche per dimostrare che questo atto così grave non avrebbe permesso di fermare una manifestazione che festeggia più che lo sport l’unione e il rispetto tra i popoli.
Nei 100, Borzov non giunge da favorito, rimanendo all’ombra dei nomi di Eddie Hart e Reynaud Robinson, fortissimi sprinter USA. Il caso, o la fortuna nel caso di Borzov, che l’allenatore dei due americano confondesse l’orario di partenza della gara, confondendo le 16,15 con le 6,15 p.m.,( inutilmente avvertiti da Lee Evans, che notando l’assenza dei compagni era volato di corsa al villaggio), evento che ammutolì lo stadio ma che permise a Borzov di arrivare tranquillamente in finale e chiuderla nel migliore dei modi: 10.07, record europeo e medaglia d’oro olimpica.
Nei 200, Borzov trova avversari di grande calibro come Larry Black, il nostro grande esponente Pietro Mennea e Donald Quarrie, forte di un 19″8 che lo pone ai vertici della stagione. Incredibilmente, in semifinale Quarrie si ritira liberando sicuramente un posto sul podio. La finale è serratissima, soprattutto tra Borzov e Black, che però non riesce a prendere il sovietico che si prende il secondo record europeo ( 20″00), nonché il secondo oro olimpico, diventando l’unico europeo che tutt’ora è riuscito nella doppietta 100-200 alle olimpiadi. Mennea riuscirà a strappare il bronzo, finendo la sua gara in 20″30. seguirà l’argento nella 4×100, dietro allo squadrone americano.
Diventato ormai una stella a livello mondiale, Borzov non trova problemi a vincere e proiettare il proprio pensiero alle Olimpiadi di Montreal 1976.
Nel tempo da una olimpiade all’altra, Borzov partecipa al suo terzo campionato europeo outdoor, ( avendo già vinto precedentemente quello indoor con 6″58 sui 60 m), nel 1974 a Roma, dove fa suo per la terza volta consecutiva il titolo sui 100, chiudendo in 10″27, mentre non partecipa nei 200, vinti da Mennea in 20″60. La serie di vittorie europee continuerà nel 1975 con un altro titolo indoor sui 60 col tempo di 6″59.
Nel 1976, la concorrenza olimpica per Borzov è altissima, e arriva come uno dei papabili vincitori e non come il favorito anche a causa di un infortunio ai tendini che gli hanno ritardato la preparazione; a sorpresa, vince la gara dei 100 l’esponente di Trinidad Hasely Crowford con 10″06, seguito dal grande escluso del 1972 Donald Quarrie ( 10″08), mentre Borzov chiude al terzo posto con un comunque ottimo 10″14.
Finita l’esperienza olimpica ( che si rivelerà l’ultima per l’ucraino), Borzov nel 1977, vince l’ennesimo titolo continentale sui 60 m indoor, portando a undici i suoi ori europei. Purtroppo, l’infortunio ai tendini torna a farsi sentire, e il fortissimo velocista sovietico è costretto a sottoporsi a due operazioni che si riveleranno comunque inefficaci per le prestazioni che Borzov è abituato a mantenere.
Nel 1979, Valery Borzov annuncia il suo ritiro ufficiale dalle competizioni, e dedicandosi all’attività dirigenziale nel mondo dello sport ucraino, ricoprendo dal 1991 al 1998 la carica di presidente del comitato olimpico ucraino.
Borzov è rimasto, insieme a Mennea, nella mente degli atleti, non solo come grande atleta, ma come uno dei pochi che è riuscito a rompere il dominio degli americani in campo veloce, impresa che tutt’ora si fatica a eguagliare.
“L’atleta da laboratorio” … viene da chiedersi come mai non siano più riusciti a produrne altri come lui in quel laboratorio
Bel articolo 😉
Ma gli allenamenti effettuati su Borzov e sul grandissimo Mennea che erano di quell’epoca danno il loro frutto ma bisogna sacrificare molte cose tra qui la loro vita.
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Ma gli allenamenti effettuati su Borzov e sul grandissimo Mennea che erano di quell’epoca danno il loro frutto ma bisogna sacrificare molte cose tra cui la loro vita.
Bel articolo.
Ma gli allenamenti effettuati su Borzov e sul grandissimo Mennea che erano di quell’epoca danno il loro frutto ma bisogna sacrificare molte cose tra cui la loro vita.
ho l’impressione che ti sia proprio piaciuto questo articolo!
é piaciuto molto a Mozilla.
Bel articolo.
Ma gli allenamenti effettuati su Borzov sono queli da laboratori, solo che Mennea puntava a dire che era una persona leale e competetivo.
Borzov era un grande atleta, ma era anche un grande uomo come lo aveva detto Mennea che era leale e competitivo .
Wow, sono entrato da due anni nel mondo dell’atletica e quindi questo nome mi è nuovo, ma da quanto ho capito è stato una leggenda!!!
UNO DEI PIU’ GRANDI VELOCISTI,SE NON IL PIU’ GRANDE,CHE L’ATLETICA RICORDI.