Il lancio del giavellotto (erroneamente ma ufficialmente nominato tiro) è una delle più complesse disciplina dell’atletica leggera, e l’unica tra i lanci a non avere come pedana un cerchio in cemento come delimitatore. L’atleta impugnando l’attrezzo sopra la testa dà inizio all’esecuzione con una rincorsa frontale che varia ai massimi livelli tra gli otto e i dodici appoggi di rincorsa molto circolari, la fase successiva comprende uno dei momenti più delicati dell’intero lancio: l’atleta sfila il giavellotto, accompagna la mano portandola il più distante possibile dalla zona di caduta ruotando le spalle dando quindi il fianco a quest’ultima. Da questa posizione non più frontale hanno inizio i passi speciali, appoggi incrociati quasi balzati mantenendo l’atteggiamento lungo del braccio lanciante. Si conclude con il passo impulso, un balzo più lungo che porta il lanciatore in appoggio bipodalico, che con rapidità permette un rilascio fulmineo dell’attrezzo grazie ad un complesso utilizzo di blocchi e spinte che imprimono sul giavellotto un’energia straordinaria.
Difficile, no?
Non per gli atleti che durante le qualificazioni maschili hanno superato le aspettative dei delegati che hanno posto la misura di qualificazione a 83m. Come poche volte è stato possibile ammirare, in 13 hanno oltrepassato la misura standard della finale, dimostrando al mondo intero quanto il lancio del giavellotto sia in un periodo di crescita esponenziale, non per i risultati ottenuti riscontrabili all’apice del ranking mondiale, ma per la quantità di validissimi lanciatori presentatisi ai turni di qualificazione. Ben 10 portano un personale superiore agli 88m, misura che fino a qualche anno fa assicurava un metallo prezioso al collo, ma che, per questa edizione londinese dei mondiali individuali, potrebbe non bastare per la quarta piazza. Ancora più interessante il dato che vede numerosi atleti extra-europei sparare l’attrezzo così lontano, un chiaro segno di ottima diffusione e di apertura della disciplina ad ogni paese del mondo, anche a chi ha fatto della proprio paese l’emblema del mezzofondo.
Diamo un’occhiata ai Fantastici 13 della finale di questa sera (21:15 ora italiana):
Marcin Krukowski, 25enne polacco, alla scorsa edizione dei Giochi Olimpici segna come miglior lancio 80,62m, oggi si presenta in pedana con un PB di 88,09m. Candidato alla medaglia.
Julius Yego, kenyota, detentore del titolo mondiale con un lancio da 92,72m.
Ahmed Bader Magour, giovanissimo qatariota classe ’96, l’anno scorso a Rio lanciava 77,19m, quest’anno 85,23, in qualificzione 83,83m.
Magnus Kirt, estone da 86,65m, qualificato a merito con 83,86m.
Jakub Vadlejch, ceco dal potenziale inaudito con il PB di 88,02m, misura ottenuta nel 2016 e nell’anno corrente.
Thomas Rohler, il germanico che più volte ha lanciato oltre i 90m, anche al Golden Gala di Roma, uno dei più quotati vincitori di una medaglia. Personale di 93,90m, qualificato con 83,87m.
Davinder Singh, il piccolo ed esplosivo indiano da 84,57m, si accontenta per ora di raggiungere 84,22m.
Ioannis Kiriazis, altro giovanissimo 21enne, greco, con lo spaventoso PB di 88,01m sa di poter facilmente centrare la finale e lancia a 84,60m.
Andreas Hofman, compagno d’allenamento del compatriota Rohler, struttura avveniristica da 88,79m, centellina le energie e si qualifica con 85,62m.
Tero Pitkamaki, Icona, Maestro e Leggenda, Finlandia nel braccio e nelle vene. Plurimedagliato inserito tra i migliori all-time con 91,53m.
Keshorn Walcott, giovanissimo ex campione olimpico, grande potenziale ancora da esprimere al meglio. PB 90,16m.
Petr Frydrych, gigante ceco, terzo nelle liste all-time della nazione dietro al recordman Jan Zelezny e al grande Vitezslav Vesely. 88,23m di PB e un 86,22m ottenuto al primo lancio di qualificazione.
Johannes Vetter, wonder boy, il ragazzo delle meraviglie. Nessuno si aspettava di veder volare così lontano un giavellotto a Lucerna (94,44m, seconda prestazione all-time), ancora più increduli nel vederlo sparare alla prima prova e con disarmante naturalezza 91,20m. Bravo Johannes, si merita la Q più grande sul tabellone.
Mai è stato tanto difficile puntare su un vincitore, e mai finale è stata più combattuta negli anni a venire. Ci si potrà fidare della graduatoria 2017? Sarà davvero un podio giallo, rosso e nero? Oppure la leggenda finlandese pretenderà una medaglia? Il polacco Krukowski non sembra volersi mettere in disparte. Ma come si può decidere quando così tanti super-atleti vantano un personale col 9 davanti?
Quanta incertezza per una finale ancora da cominciare, lo spettacolo è garantito.
Difficile? Oh sì.
Foto Adrian Dennis/AFP